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Napoli, compravano le auto rubate e le rivendevano a pezzi, 17 arresti

I carabinieri hanno smantellato una organizzazione che “riciclava” le automobili rubate in provincia di Napoli: le vetture venivano smontate e rivendute a pezzi e le carcasse smaltite grazie a rivenditori e un’autodemolizioni compiacenti. In arresto sono finite 17 persone. Le indagini partite dal ritrovamento di pezzi di ricambio a Casandrino (Napoli).
A cura di Nico Falco
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Le automobili venivano rubate in vari quartieri della città e della provincia napoletana e, letteralmente, scomparivano: fatte subito a pezzi, rivendute come ricambi ai negozi, e quello che rimaneva veniva smaltito presso un'autodemolizioni, anche questa d'accordo. Era una organizzazione ben strutturata, che controllava il "rifornimento ricambi" illegale dall'inizio alla fine, partendo dalla ricettazione dei veicoli rubati alla vendita all'acquirente finale. Secondo le indagini il gruppo ha "riciclato" con questo sistema almeno 100 automobili, con un giro d'affari stimabile in quasi 2 milioni di euro. Le indagini erano partite dal novembre 2018, quando i carabinieri avevano trovato dei pezzi di automobile in un capannone; in conclusione è arrivata l'ordinanza di custodia cautelare: 17 indagati, dei quali 6 finiti in carcere e 11 sottoposti agli arresti domiciliari, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio di autoveicoli rubati.

Lo spunto investigativo era arrivato nel novembre scorso, col ritrovamento, in un capannone di Casandrino (Napoli), di alcuni ricambi di autoveicoli che sembravano essere stati appena smontati da una vettura. I carabinieri di Grumo Nevano avevano avviato gli accertamenti per risalire alla provenienza di quei pezzi. Durante le indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord, con intercettazioni ambientali e telefoniche, riprese video e servizi di pedinamento, i militari hanno scoperto che dietro c'era una vera e propria organizzazione criminale. Gli indagati, residenti quasi tutti tra Napoli e provincia, avevano ognuno il proprio ruolo. Come in una catena di montaggio c'era chi si occupava della ricettazione, acquistando le automobili rubate, chi le smontava e chi portava i pezzi a rivenditori che li acquistavano sottobanco. Infine, le carcasse venivano portate a una società di autodemolizioni, che senza registrare nulla le smaltiva facendole sparire per non lasciare più tracce.

La misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Napoli Nord ed eseguita dai carabinieri della Compagnia di Giugliano in Campania (Napoli); durante l'esecuzione del provvedimento sono state sequestrate cinque officine che, dalle indagini, risultavano essere collegate col sodalizio criminale. Sono inoltre state denunciate numerose altre persone, ritenute acquirenti occasionali dei pezzi di ricambio rubati, accusate di stoccaggio illecito di rifiuti e c'è anche chi, simulando il furto della propria autovettura, l'aveva invece venduta al gruppo.

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