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Napoli, droga e cellulari spediti in carcere nascosti nelle suole delle scarpe

La Polizia Penitenziaria ha intercettato, nel carcere di Secondigliano, una spedizione destinata ad un detenuto di alta sicurezza: nascosti nelle suole di un paio di scarpe c’erano 100 grammi di hashish e 2 micro cellulari. I sindacati chiedono l’introduzione di un reato specifico che punisca chi introduce telefoni in carcere.
A cura di Nico Falco
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[Foto di repertorio]
[Foto di repertorio]

Stavolta hanno tentato di usare un paio di scarpe, di ricavare un nascondiglio nelle suole e infilarle in una scatola, sperando così di aggirare i controlli della Polizia Penitenziaria. Ma il pacco, destinato ad un detenuto, è stato intercettato durante i controlli ed è stata scoperta la droga: 100 grammi di hashish, diviso in due panetti da 50 grammi, e 2 micro cellulari. La scoperta nel carcere napoletano di Secondigliano, dove è presente anche la sezione di alta sicurezza; proprio a un uomo detenuto in questo lato del carcere era diretta la spedizione di droga e cellulari. I telefonini scoperti, economici e grandi poco più di un accendino, sono dello stesso modello di quelli ritrovati nel corso di altre perquisizioni all'interno dello stesso carcere e in altre strutture italiane; sono facilmente reperibili anche su Internet, costano una ventina di euro. A gennaio scorso un cellulare era stato trovato nello stomaco di un uomo detenuto nel carcere di Poggioreale, che lo aveva ingoiato probabilmente nel timore di essere perquisito; i medici se ne erano accorti quando l'uomo, accusando forti dolori, era stato portato al Pronto Soccorso del Loreto Mare e gli era stata fatta una radiografia.

Qualche mese prima erano stati trovati proprio a Secondigliano e a fine marzo, invece, ne avevano trovati 5 nel carcere di Carinola, nascosti nei vani dei citofoni del reparto da poco ristrutturato. I sindacati della Polizia Penitenziaria, proprio per i numerosi ritrovamenti, chiedono l'introduzione di un reato specifico che punisca l'introduzione di telefoni in carcere, così come già previsto in alcuni Paesi europei.

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