Chi ha letto un libro come "Stupori e tremori" di Amélie Nothomb, sa quanto la cultura giapponese possa essere rigida nei doveri al limite del sopportabile per noi stranieri, gaijin. Al tempo stesso anche chi non ha mai avuto a che fare con letture del genere ma ha magari visitato Tokyo sa quanto la precisione nipponica, unita al senso del dovere sia parte del fascino eterno di un popolo straordinario.
L'antefatto è d'obbligo per introdurre una piccola ma bella storia che inizia con: «C'è un giapponese a Napoli». Un ragazzo di poco più di vent'anni, chino a terra per raccogliere cartacce e cicche di sigarette in piazza Del Gesù, davanti allo splendido bugnato della Chiesa gesuita, di fronte alla libreria Treves, a due passi dall'altra chiesa-capolavoro, quella di Santa Chiara, a sinistra dell'Obelisco dell'Immacolata Concezione. Una piazza che è uno scrigno. E che spesso, purtroppo, i napoletani (ma non solo) offendono gettando cartacce e schifezze ovunque.
Così questo ragazzo giapponese, di cui non conosciamo il nome ma solo la storia, grazie a Nicola Barbato, un cittadino toccato da questo gesto che ha deciso di riprendere tutto col cellulare chiedendo al nipponico il perché di quest'attività. «Da dove vieni?» è ovviamente la prima domanda. «Sono giapponese- spiega – sono qui per studio studio». «E cosa stai facendo?». La risposta ha del sorprendente: «Sto togliendo le cicche perché Napoli non merita di esser sporca… a me piace Napoli allora quando vedo la spazzatura non mi piace…e per questo ho iniziato questa cosa». Il signor Nicola, colpito positivamente al limiti dell'emozionato, riesce a dire solo «Grazie per quello che fasi» e pubblicare il suo video su Facebook dove, inevitabilmente, diventa virale.