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Napoli, infermiera aggredita al Pronto Soccorso dell’ospedale Santobono

L’infermiera, appena ventotto anni, ha denunciato l’aggressione sia verbale che fisica da parte della zia di una piccola paziente della struttura, che minacciava anche di aspettarla fuori alla fine del turno. Preoccupazione dell’ordine delle professioni infermieristiche di Napoli e Campania: “Siamo in piena emergenza sicurezza”
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Momenti di paura all'ospedale pediatrico Santobono-Pausilipon di Napoli, dove una giovane infermiera di ventotto anni è stata aggredita dalla parente di una piccola paziente all'interno del Pronto Soccorso. Lo ha denunciato la stessa infermiera alla Direzione Sanitaria dell'ospedale vomerese prima e ad ai carabinieri dopo.

Il tutto, stando al racconto della donna, sarebbe avvenuto nell'accettazione del Pronto Soccorso dell'ospedale pediatrico: la giovane infermiera, appena ventottenne, avrebbe subito un'aggressione da parte della zia di una piccola paziente della struttura, dopo che la donna era entrata nei locali sanitari senza averne l'autorizzazione. Un'aggressione, riferisce la giovane infermiera, sia verbale che fisica.

Nella denuncia presentata, infatti, la ventottenne ha spiegato di essere entrata in uno stato di agitazione per aver subito altre minacce verbali da parte della zia della piccola paziente, che dopo averla aggredita "diceva che mi avrebbe aspettato fuori alla fine del mio turno lavorativo". La giovane, in seguito all'aggressione subita, ha riscontrato un trauma contusivo all'arto superiore.

Una situazione, quella delle aggressioni in corsia, che sembra ripetersi sempre più frequentemente. "Siamo in piena emergenza sicurezza. Chiederemo al prefetto una riunione urgente per affrontare l’emergenza delle aggressioni ai danni di infermieri, infermieri pediatrici e personale sanitario in genere", ha spiegato Ciro Carbone, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli e Campania, "I nostri colleghi infermieri, soprattutto quelli impegnati in servizi sensibili e di prima assistenza, lavorano ormai accompagnati dal terrore. Le forze dell’ordine devono comprendere che non possiamo più considerare questi eventi solo come dei gravi, riprovevoli ed isolati episodi. Il personale infermieristico e medico sono continuamente a rischio aggressione".

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