Napoli, la donna trascinata con il guinzaglio del cane dall’ex: “Lui peggio di una bestia”
NAPOLI – "Non voglio morire". Queste le donne ripetute dalla donna aggredita dal proprio ex-compagno nel cuore della "Napoli bene", prima a schiaffi e pugni e poi trascinata sui Gradoni di Chiaia con il guinzaglio del cane stretto al collo. La donna, che ne avrà per ventuno giorni, è ora ricoverata al Trauma Center del Cardarelli, mentre il suo ex-compagno è stato arrestato, processato per direttissima e condannato ad un anno e quattro mesi di carcere, con annessa misura cautelare del divieto di avvicinamento alla sua ex-compagna.
Il suo inferno personale, la donna lo ha raccontato da quel letto d'ospedale dove si trova ora. Cinque gli anni di convivenza con l'uomo, che come lei è originario dello Sri Lanka. Fede buddista per lui, quella che nell'immaginario collettivo fa pensare alla pace ed alla serenità, ma soprattutto alla non-violenza. Ma per lei è stato un incubo continuo: discussioni, litigi, aggressioni. Bastava un semplice saluto ad un altro uomo ed iniziavano i problemi. Lei però è rimasta al suo fianco, in questi cinque anni, come tante altre donne vittime di violenza da parte dei propri compagni.
Finché non ce l'ha fatta più, ed aveva deciso di lasciarlo. "E' peggio di una bestia". Lui, infatti, aveva minacciato di morte perfino il cane della donna, al quale è molto affezionata. Lei però non si è arresa, ha fatto le valigie, ha preso il cane ed è andata via. Ed è là che l'uomo è esploso definitivamente. E mentre lei era in strada attendendo il taxi, lui l'ha raggiunta, l'ha picchiata, ha perfino tolto il collare al cane e messo al guinzaglio la sua compagna, trascinandola sui Gradoni di Via Chiaia, finché lei non ha perso i sensi. Poi la folla inferocita, l'arresto, i tentativi di discolparsi parlando di uno svenimento dovuto ad una "crisi cronica di ferro", nulla ha evitato che finisse in manette, processato e condannato. Per la donna, l'incubo è finito. Dopo cinque anni di follia domestica.