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Niente mensa scolastica a Napoli Est, a San Giorgio inventano il servizio alternativo

Molti genitori napoletani, dove il servizio di refezione non è ancora partito, chiedono di usufruire di quello di San Giorgio pagando le stesse cifre dei residenti: è polemica.
A cura di Redazione Napoli
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Un bambino di tre anni, seduto nel suo banchetto del refettorio, mangia una polpetta di carne. Accanto a lui, il suo compagno, stessa età, ha davanti a sé una crocchetta. Entrambi guardano il piatto dell’altro e si interrogano: perché lui mangia una cosa diversa da me? Chissà cosa sarà servito dopo: negli scorsi giorni è capitato che ad un bimbo venisse porta della frutta fresca, ad un altro il succo di frutta.

La mensa scolastica delle discriminazioni è a San Giorgio a Cremano, presso l’istituto comprensivo IV Circolo – Stanziale, dove è stata “inventata” la doppia mensa a scuola: da una parte quella dei residenti, organizzata dal Comune; dall’altra quella dei non residenti, organizzata da un ristorante di Pimonte, ad un’ora di macchina da San Giorgio. I non residenti mangiano in piatti di plastica dura; i non residenti in vaschette di alluminio. Ai residenti i primi piatti vengono scodellati; per i non residenti, niente scodellamento. I residenti vengono aiutati a mangiare da personale incaricato in via esclusiva di questo compito; i non residenti da bidelli in possesso di libretto sanitario che si prestano a questa nuova attività. I residenti mangiano su tovagliette bianche; i non residenti su tovagliette verdi, manco ci fosse un regime di apartheid.

La stranezza più grande, però, è che il centro cottura che serve tutte le scuole sangiorgesi si trova proprio nello stesso plesso dell’istituto che tratta in modo differente i bambini di San Giorgio e quelli che vengono da Napoli. Il tutto senza che la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, Luisa Franzese si sia espressa per spiegare se, a suo parere, quanto avviene a San Giorgio è educativo per bambini così piccoli. Sono sorti anche dubbi sulla legittimità del doppio appalto, visto che il regolamento comunale spiega bene che solo l’ente pubblico può organizzare il servizio di refezione nelle scuole, anch’esse pubbliche, del territorio.

San Giorgio a Cremano confina con la VI Municipalità, Napoli Est: Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio. Nel capoluogo la mensa non è ancora iniziata e non si sa quando inizierà, visto che c'è un contenzioso tra la Municipalità e la ditta che ha vinto la gara è stata esclusa, nelle scorse ore con un provvedimento molto discusso. Le famiglie sono in subbuglio: pagano le tasse a Napoli e non possono avere il servizio. A San Giorgio, invece, la mensa comincia da anni a metà ottobre: logico che in tanti si spostino nel Comune più vicino.

L’amministrazione comunale sangiorgese si è fatta due conti, però: pagare una parte del pasto, come si è sempre fatto, anche ai non residenti, che a San Giorgio a Cremano non pagano le tasse, costa circa centotrentamila euro all’anno in più. Una cifra bella grossa in un periodo in cui non si riesce a reperire denaro per le manutenzioni scolastiche. Così, la giunta comunale ha deciso di continuare ad offrire il servizio, cancellando le agevolazioni per i non residenti. San Giorgio non è il primo Comune ad introdurre questo meccanismo, ma in molti si ribellano: vogliono continuare a passare il confine tra le due città, usufruire di una mensa che funziona bene, ma non pagare 4.20 euro al giorno contro i 2.40 dei sangiorgesi.

In consiglio comunale parte la protesta del Movimento Cinque Stelle, che viene sposata dalla dirigente scolastica, la professoressa Patrizia Tramontano. Sarà un caso, ma la Tramontano è stata candidata alle ultime comunali proprio nella lista pentastellata e qualche consigliere della maggioranza di centrosinistra la taccia di voler fare una battaglia politica sulla pelle (o meglio, sulle pance) dei più piccoli. I genitori si dividono: i residenti sono infuriati per la discriminazione nei refettori, i non residenti ritengono che, tutto sommato, a loro basta che i bambini mangino e si spenda poco. Le polemiche, due settimane dopo l’avvio del servizio, non accennano a placarsi.

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