Per ripagare un debito contratto con un esponente del clan Contini, cresciuto a dismisura per via degli interessi usurai, un uomo era stato costretto a vendere una cappella gentilizia. Ma anche dopo quella soluzione c'era stata un'altra prepotenza: dei soldi della vendita non aveva visto nemmeno una lira, era tutto finito all'estorsione, che aveva intascato ben più del credito vantato. Perché, commentano due affiliati, "una volta che ha acchiappato i soldi in mano…". Cose che, dicono ancora i due, non sarebbero mai successe se fosse stato libero ‘o Patrizio.
Il riferimento è a Patrizio Bosti, storico boss del clan Contini, la circostanza è nell'ordinanza contro l'Alleanza di Secondigliano . Viene riportata una intercettazione tra due persone,che parlano del comportamento di uno degli esponenti del clan che ha assunto ruoli di vertice in seguito all'arresto dei capi. Risale al gennaio 2012. L'uomo, che vantava un credito usuraio, aveva obbligato la vittima a vendere la cappella gentilizia ma poi si era tenuto tutti i soldi. Un "abuso", commentano i due, che Patrizio Bosti non avrebbe mai approvato; anzi, aggiungono, il vecchio boss, se uscisse, caccerebbe dal clan molti dei personaggi che in sua assenza stanno dettando legge.
I boss Contini e Bosti
Di Bosti dicono che "ha avuto 24 anni per due omicidi", pena definitiva, e si chiedono se c'è la speranza di una revisione del processo, dopo che uno degli accusatori ha ritrattato. Poi la discussione si sposta sui vertici e sulle pene che stanno scontando. Ed è un'altra conferma del fatto che il gruppo criminale è una federazione, è una unica organizzazione. Parlano di Eduardo Contini, che "dovrebbe fare sei o sette anni, o di più?", di Ciccio Mallardo, che "dovrebbe uscire", e di Giuseppe Mallardo, che "tiene l'ergastolo definitivo, dove esce più?". "Mamma mia, povero cristiano", risponde l'altro. Se uscisse uno di "questi", concludono, "magari sistema un po' la cosa".