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Oltre 100 morti in Mali, il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly: “Fermate il massacro!”

Anche il difensore senegalese del Napoli, Kalidou Koulibaly, chiede ai gruppi etnici di fermare il massacro che si sta compiendo in Mali. Con un tweet, il calciatore partenopeo, ha chiesto unità ai vari gruppi dopo la recente strage costata oltre 134 morti. Già in passato, come per gli attentati dei fanatici cristiani in Nuova Zelanda, aveva compiuto gesti simili.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly lancia un appello sul proprio profilo Twitter, invitando a fermare i massacri che stanno avvenendo in Mali, il paese dell'Africa Occidentale non lontano dal suo Senegal, dove l'altro giorno un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nel villaggio di Ossagadou, popolato da persone di etnia fulani, massacrando tutti: uomini, donne, vecchi, bambini. Almeno 134 le vittime accertate, ed il bilancio rischia di aumentare nelle prossime ore.

Le violenze tra diverse etnie, in quello che è uno dei paesi più poveri dell'Africa, hanno mosso il cuore anche di Kalidou Koulibaly, che seppur di origine senegalese conosce bene i tanti problemi con cui deve fare i conti l'Africa intera, dopo millenni di sfruttamento coloniale. E così il difensore del Napoli, seppur impegnato con la sua nazionale, ha deciso di chiedere alle varie etnie in guerra di fermarsi, con un appello su Twitter: "Il mio pensiero va alle vittime innocenti fulani del villaggio di Ogasagou in Mali. Fermate il massacro e che le comunità siano unite. Che le vittime riposino in pace".

Non è la prima volta, del resto, che il grande cuore di Koulibaly ha fatto parlare di sé. Solo poche settimane fa, il difensore del Napoli era andato a trovare il giovane senegalese giunto nel capoluogo partenopeo per una importante operazione in ospedale, e che aveva espresso proprio il desiderio di conoscerlo di persona. E di recente, dopo gli attacchi in Nuova Zelanda, il difensore del Napoli aveva pubblicato un post contro il terrorismo e di solidarietà e vicinanza alle famiglie della comunità islamica neozelandese rimaste coinvolte nell'attacco alle due moschee ad opera di fanatici religiosi cristiani e della supremazia bianca. Il calciatore, più volte, è stato vicino a prendere anche la cittadinanza onoraria di Napoli, sebbene finora per vari motivi questa non sia stata ancora concessa.

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