Omicidio Antonio Giglio, chiesta l’imputazione per la madre e per Raimondo Caputo
Il gip del Tribunale di Napoli Pietro Carola ha respinto l'archiviazione e allo stesso tempo ordinato l'imputazione nei confronti di Marianna Fabozzi e di Raimondo Caputo, detto Titò, in merito alla morte del piccolo Antonio Giglio, di soli 4 anni, figlio della donna, precipitato dalla finestra di un'abitazione del Parco Verde di Caivano, nella provincia di Napoli, il 28 aprile del 2013. Per la Fabozzi, l'accusa è quella dell'omicidio del figlio, mentre per Caputo, suo compagno all'epoca dei fatti, si è profilata l'accusa di favoreggiamento personale. Il gip ha chiesto l'imputazione "coatta" entro dieci giorni per Marianna Fabozzi, 35 anni e per Raimondo Caputo, 46 anni.
"Nel doveroso rispetto delle determinazioni della Procura riteniamo che il processo sia il luogo più adatto per accertare le cause della morte del piccolo Antonio" hanno affermato gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali di Gennaro Giglio, il padre del piccolo Antonio, che ha sempre accusato l'ex moglie, così come Raimondo Caputo.
La morte di Antonio Giglio e Fortuna Loffredo legate a doppio filo
Sono indissolubilmente legate le morti di Antonio Giglio e Fortuna Loffredo, detta Chicca, la bimba di sei anni precipitata dallo stesso edificio del Parco Verde poco più di un anno dopo, il 24 giugno del 2014. Per l'omicidio di Fortuna Raimondo Caputo è stato condannato all'ergastolo, mentre Marianna Fabozzi è stata condannata a 10 anni di reclusione in quanto ritenuta sua complice nelle violenze perpetrate dall'uomo ai danni delle sue figlie. Determinanti per la condanna di Titò sono state infatti le testimonianza delle figlie della Fabozzi, soprattutto della più grande, amica del cuore di Fortuna e sorella maggiore di Antonio, che avrebbe svelato il mondo di violenze in cui erano rinchiuse lei e le sue sorelline.