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Omicidio di Lino Romano, ergastolo confermato per Giuseppe Montanera e Giovanni Vitale

Il boss del clan Abete, mandante dell’agguato e l’organizzatore materiale sono stati condannati con sentenza definitiva al carcere a vita dalla Corte d’Appello. Lino Romano fu ucciso in corso Marianella il 15 ottobre di 3 anni fa perché scambiato per un esponente del clan Vanella Grassi.
A cura di Angela Marino
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Confermato in appello l'ergastolo per i killer di Lino Romano, il giovane ucciso per errore in un agguato la sera del 15 ottobre 2012 nel quartiere Marianella di Napoli. giudici della prima sezione della Corte d’assise d’appello del tribunale di Napoli hanno confermato il primo verdetto nel procedimento contro Giuseppe Montanera, trentottenne boss del clan Abete ritenuto il mandante nel delitto e per Giovanni Vitale, detto "Gianluca", organizzatore materiale dell'agguato. Commossi i familiari del giovane operaio: "È stata fatta giustizia", hanno detto i genitori e la sorella. I giudici hanno riconosciuto il diritto al risarcimento ai familiari della vittima, al Comune di Napoli, alla Regione Campania e la Fondazione Polis, tutti costituitisi parte civile nel processo.

L'agguato in cui morì per sbaglio Lino Romano

Lino Romano, 30 anni, operaio, fu ucciso in corso Marianella il 15 ottobre di 3 anni fa. L'agguato in cui perse la vita per uno scambio di persone fu organizzato dal gruppo camorristico Abete, nel contesto della guerra che vedeva contrapposto il sodalizio Abete-Abbinante e quello di via Vanella Grassi. I sicari del gruppo di fuoco capeggiato da Giovanni Vitale scambiarono Lino per un pusher del clan rivale e lo crivellarono di colpi. Salvatore Baldassarre, il killer, fece fuoco dopo il via dato dalla basista Anna Altamura, tramite sms. Entrambi sono stati condannati insieme a Giovanni Marino, autista,  e Carmine e Gaetano Annunziata, anche loro basisti.

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