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Fortuna Loffredo: news sull'omicidio di Caivano

Omicidio Fortuna Loffredo, Raimondo Caputo risponde al gip: “Non l’ho uccisa io”

L’uomo in carcere per violenze sulle figliastre, da ieri ritenuto l’assassino e il violentatore della piccola Fortuna Loffredo, si difende davanti al giudice: “Non ho ucciso Fortuna, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali”.
A cura di Redazione Napoli
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Una manifestazione in ricordo della piccola Fortuna Loffredo (foto archivio)
Una manifestazione in ricordo della piccola Fortuna Loffredo (foto archivio)
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"Non ho ucciso Fortuna, non ero lì quando lei è caduta, né ho mai commesso abusi sessuali". Raimondo Caputo, "Titò", arrestato con la pesantissima accusa di aver ammazzato la piccola Fortuna Loffredo di 6 anni, gettandola dal balcone all'ottavo piano di un palazzo del Parco Verde di Caivano risponde alle domande del gip Alessandro Buccino Grimaldi; presente il pm di Napoli Nord Claudia Maone. E nega ogni addebito. Caputo sostiene davanti al giudice non solo di non aver mai ostacolato
la giustizia ma anche di non aver nessun legame con la tragica scomparsa della bimba. L'uomo, già detenuto per violenza sui figli della sua convivente, ha respinto tutte le accuse e ha ribadito le posizioni tenute nel corso delle indagini, coordinate dal Procuratore Aggiunto Domenico Airoma. In particolare ha detto di non trovarsi nel luogo dove è morta Fortuna, di essere "un buon padre" e di "non aver commesso mai niente".

Parco Verde, inquiline indagate per false dichiarazioni

Due inquiline del Parco Verde di Caivano risultano indagate dalla Procura di Napoli Nord per l'ipotesi di reato di false dichiarazioni rese all'autorità giudiziaria. Fra le persone indagate – si apprende da fonti vicine all'inchiesta – vi è la donna che gli investigatori ritengono abbia raccolto la scarpa persa da Fortuna al momento della morte. Perché è indagata? Presto detto: la donna raccontò agli investigatori che, il giorno della morte di Fortuna, era rimasta seduta tutta la mattina fuori alla porta di casa percheé faceva caldo e di non aver visto passare la bimba, né Caputo. La realtà emersa dalle intercettazioni ambientali fra l'indagata e il figlio è ben diversa: Q "L'ho buttata io la scarpa, non lo voglio dire a nessun ‘u fatt ra scarpetella', perché qua sono venute le guardie", disse.

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