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Omicidio fuori scuola, la preside: “Siamo in guerra, i bimbi non usciranno più all’aperto”

La preside della scuola dell’infanzia del Rione Villa di San Giovanni a Teduccio durissima: “Ho parlato con i genitori, mi hanno chiesto di non far uscire i bambini in giardino. Temono proiettili vaganti e hanno ragione, dobbiamo ricordarci che questa è una zona di guerra”. Le parole amare all’indomani dell’omicidio di un uomo di 57 anni ed il ferimento del figlio di 32, davanti agli occhi dei bambini fuori scuola.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il corpo della vittima dell'agguato davanti ad una scuola nel Rione Villa di San Giovanni a Teduccio.
Il corpo della vittima dell'agguato davanti ad una scuola nel Rione Villa di San Giovanni a Teduccio.

I bambini della Scuola Infanzia del rione Villa di San Giovanni a Teduccio non usciranno più all'aperto. Lo ha deciso la preside Valeria Pirone, dopo aver parlato con i genitori dei piccoli allievi che frequentano la scuola dell'infanzia dove solo pochi giorni fa era avvenuto l'ennesimo agguato di camorra, che ha visto la morte di un uomo di 57 anni ed il ferimento del figlio di 32: il tutto davanti agli occhi del figlio di quest'ultimo, 4 anni, e di tantissimi bambini presenti all'esterno della scuola stessa.

Non usa mezzi termini la preside dell'istituto, nel commentare la decisione di non fare uscire più i bambini in giardino. "Questa è una giusta forma di prudenza", ha spiegato, "perché dobbiamo ricordarci che qui siamo in guerra". Parole riportate anche da Giuseppe Ruggiero, di Legambiente, che a sua volta ha poi aggiunto che "in poche righe, Valeria Pirone ha spiegato al pese il significato di vivere in terra di camorra". La preside, infatti, ha dato voce al sentimento condiviso anche dai genitori dei piccoli, che hanno chiesto in prima persona che i bambini non andassero più nel giardino dell'istituto. "Temono i proiettili vaganti", ha spiegato ancora Pirone, "ed è una richiesta che ho accordato".

A Napoli Est, del resto, si spara e non da oggi. Le stese di camorra e gli agguati sono sempre più frequenti, e spesso anche derubricati come semplici "regolamenti di conti". Ma si tende così a dimenticare lo scenario in cui avvengono, ovvero un quartiere della terza città più importante d'Italia dopo Roma e Milano, la più popolata ed anche quella dove sta diventando sempre più normale parlare di uno "stato di guerra". E con i piccoli allievi di una scuola dell'infanzia costretti a vedere, fin da piccoli, scene che non sono degne di un paese civile. E con le quali prendono contatto fin dalla più tenera età: quella dell'innocenza, troppo spesso rubata proprio dai cosiddetti "adulti".

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