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Covid 19

Fase 2 Covid, palestre in crisi: “Impossibili gli allenamenti tra mascherine e distanze”

Pino D’Amato, della Palestra Fit Point di via Tarsia: “Per le palestre il Coronavirus è un disastro. Come si faranno gli esercizi con le mascherine? Come si manterranno le distanze negli spogliatoi? Avremo costi enormi per la gestione delle strutture e degli attrezzi, che dovremo sanificare continuamente dopo ogni uso. Mentre gli incassi saranno molto ridotti, perché dovremo scaglionare gli ingressi”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Per le palestre il Coronavirus è un disastro. Come si faranno gli esercizi con le mascherine? Come si manterranno le distanze negli spogliatoi? Avremo costi enormi per la gestione delle strutture e degli attrezzi, che dovremo sanificare continuamente dopo ogni uso. Mentre gli incassi saranno molto ridotti, perché dovremo scaglionare gli ingressi. Siamo chiusi da due mesi, ma quello che ci preoccupa di più è il futuro. Problemi che hanno moltissimi gestori soprattutto al centro storico di Napoli dove le palestre hanno dimensioni ridotte di 2-300 metri quadrati”. Non nasconde l'amarezza Pino D'Amato, tra i soci della palestra Fit Point di via Tarsia, nata dove si trovava una volta la Dynamic Center, una delle prime palestre di Napoli. “Al centro storico – dice – gli affitti possono andare dai 3mila ai 7mila euro al mese, a seconda delle dimensioni delle palestre, costi che non sono sostenibili più”.

Come state affrontando la crisi del Coronavirus?

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“La palestra è chiusa da due mesi, ma le prime avvisaglie sono arrivate a febbraio, quando anche chi aveva l'abbonamento ha cominciato a non frequentare più. Intanto, la società di gestione ha interrotto i pagamenti dei canoni di affitto d'azienda e continua a pagare le utenze, l'affitto, i costi delle manutenzioni e quant'altro. La FitPoint, come tante al centro storico, è una realtà di piccole dimensioni. Non ci sono grandi gruppi dietro. È gente che sgobba dalla mattina alla sera, per garantire qualità, professionalità e istruttori preparati. Ma temo che in 3-4 mesi chiuderemo quasi tutti. Sono andati persi già due mesi, aprire a fine maggio o giugno, non si sa in che modo, significa arrivare a ridosso dell'estate, quando tradizionalmente le palestre non lavorano”.

Come vede il futuro?

Non sono ottimista, purtroppo. Rispettare la distanza sociale può essere possibile in ambienti di 5mila metri quadrati. Ma nelle palestre di quartiere che vanno da 250 a 800 metri quadrati come si fa? Se prima facevi entrare 20 persone, adesso ne entreranno 5. Gli attrezzi sono uno accanto all'altro. Non li usiamo più? Però paghiamo le manutenzioni. Montare dei divisori mi sembra difficile. E già si è speso tanto. Tra febbraio e marzo i costi di gestione sono aumentati per acquisti di gel igienizzanti, spruzzini, sanificazione, candeggina, guanti, teli di carta, tutti questi soldi come si potranno mai recuperare? Senza contare che molti attrezzi sono in affitto o comprati tramite finanziamenti di cui bisogna onorare le scadenze. In questa situazione è impossibile fare qualsiasi progetto”.

Come vi regolerete con gli abbonati?

“Questo è un altro problema che le palestre devono affrontare. Lo zoccolo duro dei clienti sono abbonati semestrali e annuali, mentre gli utenti saltuari e gli studenti sono di meno. Il Governo dovrebbe dare delle indicazioni. La chiusura, con la relativa interruzione dell'abbonamento, è stata imposta a livello nazionale, non è causata dalle palestre. Non so come si farà altrimenti”.

Lo Stato non vi sta aiutando?

Per noi si è fatto poco o nulla. Hanno concesso il credito d'imposta al 60% sui fitti. Ma le palestre sono per lo più associazioni sportive. Hanno un regime fiscale diverso da quello ordinario. Sarebbe stato meglio dare lo sgravio ai proprietari, piuttosto che agli affittuari. È anche interesse del Governo aiutarci. L'attività fisica contribuisce alla salute del corpo e fa risparmiare allo Stato sulla spesa sanitaria. Lo sanno tutti, l'esercizio fisico unitamente ad uno stile di vita sano, contribuisce scientificamente al benessere della popolazione. Ed in Italia la percentuale di persone che frequentano le palestre è ancora molto bassa nei confronti di altri paesi europei. In Fit Point ci sono istruttori competenti, laureati e certificati, che aiutano tante persone con pratiche sportive e riabilitative anche in acqua. Queste persone che trovano giovamento dalla pratica sportiva, come faranno quando le palestre continueranno ad restate chiuse?”.

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