Perquisizione nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, trovate spranghe e bacinelle d’olio
Nuove tensioni si sono registrate ieri sera, 6 aprile, nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove domenica scorsa c'era stata una rivolta in seguito alla scoperta del primo caso di coronavirus tra i detenuti. Ieri sera gli agenti della Polizia Penitenziaria, circa 150 unità del Nucleo Pronto Intervento, in supporto agli 80 normalmente in servizio, hanno effettuato una perquisizione a sorpresa nelle celle: sono state trovate spranghe e delle bacinelle d'olio come quelle che erano state usate durante la protesta per minacciare i poliziotti.
Il controllo straordinario è arrivato poche ore dopo la rivolta di domenica, quando circa 150 detenuti si erano impossessati delle chiavi di sei sezioni e le avevano occupate, facendo allontanare gli agenti della penitenziaria e minacciandoli con bacinelle di olio bollente. La situazione era tornata sotto controllo soltanto alcune ore dopo, in piena notte, grazie alla mediazione dei vertici del carcere, che avevano assicurato che tutti sarebbero stati sottoposti ai test per verificare il contagio. Nelle stesse ore una protesta c'era stata anche nel carcere napoletano di Secondigliano, dove però i detenuti si erano limitati alla "battitura", ovvero a richiamare l'attenzione sbattendo oggetti metallici sulle sbarre, e aveva steso delle lenzuola con le scritte "Entrato il covid-19 nel carcere, aiutateci" e "Siamo qui per pagare ma non con la vita".
Ieri sera sono state controllate le celle delle sezioni del reparto Nilo, che ospita circa 400 persone. Sono state trovate delle spranghe, ricavate dalle brande, delle bacinelle piene di olio e molti pentolini per farlo bollire e altri oggetti contundenti. Durante l'ispezione ci sono stati dei momenti di tensione tra gli agenti e i detenuti, si registrano alcuni contusi.