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Picchiò a sangue la miss: l’ex fidanzato di Rosaria Aprea condannato a 8 anni

Il giudici hanno pronunciato la sentenza di condanna a 8 anni per lesioni aggravate nei confronti di Antonio Caliendo, il 29enne che nel 2013 ridusse in fin di vita la giovane compagna a calci e pugni.
A cura di An. Mar.
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"Giustizia è fatta". Così commenta la sentenza di condanna a 8 anni di reclusione a carico di Antonio Caliendo, Risaria Aprea, la miss 22enne rimasta vittima di una brutale aggressione da parte del 29enne di Casal di Principe. Un commento laconico che denuncia forse, la volontà, di non aggiungere altro dolore o biasimo alla condanna inflitta dai giudici della Corte d’Appello. La sentenza che ha riconosciuto l'accusa di "lesioni gravissime" è stata pronunciata lo stesso giorno in cui si verificò l'aggressione alla giovanissima modella campana.

Ridotta in fin di vita a suon di botte

Nel 2013 il 27enne Caliendo aveva ridotto in fin di vita la ragazza a suon di calci e pugni. Il motivo? Una gelosia accecante che lo aveva spinto a infierire sulla ragazza pestandola quasi a morte. Ma l'episodio aveva degli inquietanti precedenti. Già nel 2011, sempre per motivi legati alla gelosia del giovane nei confronti della compagna, Caliendo si avventò contro la compagna sfinendola a suon di calci e di pugni e procurandole, già in quell'occasione, gravi lesioni addominali che, dopo il pestaggio, del 2013, resero necessaria l'asportazione della milza, compromessa dalle lesioni e già sottoposta ad intervento proprio in quella circostanza. Dopo l'incubo, ripresasi dalle ferite e dallo choc, la giovane miss di Macerata Campania, decise di tornare a sfilare sulle passerelle e rimettere insieme i pezzi di una vita che più volte aveva conosciuto periodi di buio. Esibendo la propria cicatrice sull'addome, in segno di denuncia contro la violenza sulle donne, la giovane modella solcò il palco di Miss Italia nel 2014, arrivando vicinissima alla finale, che a vincere fu, però, la siciliana Clarissa Marchese. Da allora la giovane modella campana è diventata il simbolo del riscatto contro la violenza domestica.

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