“Pino è”, i fan delusi: “Organizzazione disastrosa. Al San Paolo nessun controllo”
"Pino è", il concerto tributo in memoria di Pino Daniele, ha lasciato dietro di sé una scia di emozioni contrastanti, tra quelli che hanno gridato allo scandalo per la reinterpretazione dei brani più famosi dell'indimenticato bluesman napoletano da parte degli artisti che lo hanno omaggiato, e quelli che hanno rivissuto proprio grazie all'evento di ieri sera sentimenti che pensavano sarebbero rimasti solo uno sbiadito ricordo. Al di là del vortice di sensazioni che l'evento allo stadio San Paolo di Napoli ha lasciato nei 45mila presenti e nei quasi 3 milioni di spettatori che ne hanno guardato la diretta su Rai 1, resta un dato di fatto: la pessima organizzazione di un appuntamento così importante per la città partenopea e per i suoi cittadini.
E chi c'era, come noi, lo può testimoniare. Dopo ore di fila per ritirare ai botteghini dello stadio i biglietti acquistati online, alle ore 20:50, quindi a evento già iniziato, erano centinaia le persone ancora in attesa di sapere se e quando sarebbero entrate a godersi lo spettacolo. Davanti alla fiumana umana, che ha cominciato a spingere con forza contro i cancelli per sfondare la rete di sicurezza o a scavalcarla, per altro in assenza di transenne che avrebbero potuto indirizzare quel flusso ormai ingestibile di persone, abbiamo trovato steward e forze dell'ordine completamente impreparate a gestire una emergenza simile. Nessuno sapeva darci indicazioni su cosa fare o dove andare. Intanto, dall'interno si cominciavano a sentire i bassi e le batterie comporre le prime note e la rabbia saliva. Saliva perché si stava diventando consapevoli di perdersi un pezzo importante di quella festa, per la quale, per giunta, si è pagato un biglietto, che per alcuni ha significato giorni di sacrifici economici. "Ma per Pino questo e altro", ripetevano alcune persone.
Altre hanno perso la pazienza, hanno cominciato a urlare: "Vergogna, poi non vi lamentate se in questa città non si fanno eventi simili", e sono andate via. I più fortunati, quelli che hanno seguito la massa inferocita che correva da un angolo all'altro dello stadio, sono riusciti a trovare un varco aperto e ad entrare. Alcuni se la sono cavata arrivando dopo 10 minuti dall'inizio del live, ma altri hanno dovuto aspettare più di un'ora. Per di più, niente controlli dei biglietti, d'altronde pochissimi erano riusciti a ritirarli. Niente controlli delle borse, con annesse bottiglie d'acqua e ombrelli, come di norma è previsto per questo genere di eventi. Cosa sarebbe successo se qualcuno, correndo, si fosse fatto male? Di chi sarebbe stata la responsabilità se si fosse verificato un incidente come quello accaduto lo scorso anno a Piazza San Carlo a Torino durante la finale di Champions tra Juventus e Real Madrid? Nessuno, ieri sera, ha saputo risponderci.
I cittadini hanno risposto con forza all'invito della famiglia e degli amici di Pino Daniele per ricordarne la grandezza, ma la città, a livello organizzativo, si è dimostrata ancora una volta incapace di gestire un appuntamento di tale portata. Per fortuna, una volta entrati tutti dentro, la rabbia è sparita, la musica ha vinto e Pino è tornato a vivere negli occhi e nella voce di chi ha voluto esserci a tutti costi. Ma cosa succederà la prossima volta?