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Presi i narcos di Castellammare di Stabia: 26 arresti, violenza e piantagioni di marijuana

Il gruppo puntava al controllo del traffico di stupefacenti nell’area stabiese e nella Penisola Sorrentina. Per farlo non avevano scrupoli nell’organizzare spedizioni punitive contro i pusher dei concorrenti e avevano stabilito sul Monte Faito piantagioni di marijuana con migliaia di piante, così da aumentare i margini di profitto.
A cura di Redazione Napoli
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Immagine di repertorio
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Sono ventisei le persone arrestate questa mattina al termine di un blitz scattato all'alba che ha visto impegnati i carabinieri del Comando provinciale di Napoli. Le misure di custodia cautelare sono state emesse nei confronti di altrettante persone ritenute facenti parte della stessa stessa organizzazione criminale, il cui ‘core business' era lo spaccio di cocaina, hashish e marijuana destinata a invadere l'area stabiese e la Penisola Sorrentina. Ma il gruppo, con base a Castellammare di Stabia, secondo quanto emerso dall'inchiesta coordinata dalla procura di Stabia, sarebbe stato dedito anche alle estorsioni, al furto e alle minacce. Miravano a controllare tutto il mercato della droga nella zona, organizzando spedizioni punitive e garantendosi l'approvvigionamento diretto di una parte della merce, coltivando in proprio la marijuana aumentando così il margini di profitto.

Piantagioni di marijuana sul Monte Faito

Non solo: parte dello stupefacente spacciato era coltivato direttamente dall'organizzazione, che gestiva diverse piantagioni di marijuana in alcune aree difficilmente accessibili del Monte Faito. Qui le forze dell'ordine avevano sequestrato e distrutto migliaia di piante di cannabis negli scorsi mesi: nel giugno del 2018, in una sola operazione, erano state individuate dai carabinieri 11 piantagioni per un totale di 2000 piante. Durante le indagini sono state documentate centinaia di cessioni di stupefacente e non diversi carichi di droga sono stati sequestrati.

La violenza per controllare il mercato della droga

L'organizzazione stabiese, in cui erano coinvolti anche elementi di spicco della criminalità organizzata locale, non si faceva scrupoli ad esercitare la violenza, sia nei confronti dei clienti insolventi, ma soprattutto nei confronti di gruppi concorrenti per garantirsi il controllo del mercato degli stupefacenti nella zona.

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