Reddito di cittadinanza ai camorristi, il ministro Catalfo annuncia più controlli
Non si possono eliminare gli assegni di invalidità perché esistono anche i falsi invalidi, e allo stesso modo non si può pensare di eliminare il Reddito di Cittadinanza perché viene percepito, con false documentazioni, anche da chi non ne avrebbe diritto. Lo ha detto Nunzia Catalfo, ministro per il Lavoro, in risposta alle dichiarazioni di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che nei giorni secondo cui il reddito viene percepito anche dai camorristi.
"Quando ci sono delle persone che approfittano di queste misure, che sono buone e giuste per i cittadini italiani – ha detto il ministro Catalfo – allora quelle persone si devono vergognare. A quelle persone non deve essere dato, è per questo che esistono i controlli. Il Reddito di cittadinanza è una misura che ha coperto e aiutato 1 milione di famiglie in Italia e 600mila bambini. Ha ridotto la povertà in modo importante e ha inciso sulle disuguaglianze". "Faccio un paragone – ha continuato il ministro – non togliamo l'assegno di invalidità perché ci sono i falsi invalidi, piuttosto combattiamo i falsi invalidi".
Alla fine di ottobre, quando ci fu l'avvio della revoca per circa 100mila famiglie che ne avevano usufruito senza averne i requisiti, il presidente De Luca aveva detto che, in special modo al Sud, in molte occasioni il Reddito di Cittadinanza era stato usato per alimentare la manovalanza della camorra o per avere un secondo introito lavorando in nero.
Le storture nell'assegnazione del Reddito di Cittadinanza erano emerse già nelle prime settimane dopo l'introduzione grazie ai controlli delle forze dell'ordine. In molte occasioni si era scoperto che tra quelli che percepivano il sussidio c'erano anche parcheggiatori abusivi, pregiudicati ancora coinvolti in attività illecite, spacciatori sorpresi a vendere droga. Uno degli ultimi arresti è recentissimo: un pusher di 50 anni, incensurato e destinatario di 500 euro al mese di Reddito di Cittadinanza, è stato scoperto dalla Guardia di Finanza. In tutti i casi ai provvedimenti penali sono seguiti quelli amministrativi per la revoca del beneficio.