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Regione Campania: ecco le prime 5 sfide per Vincenzo De Luca

Anche se forse dovrà governare tramite un vicepresidente facente funzioni, il governatore eletto della Campania Vincenzo De Luca per mantenere fede alle sue promesse dovrà subito mettere mano in tempi rapidi ad una serie enorme di problemi ereditati dal suo predecessore.
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Che possa governare direttamente o indirettamente, tramite un vicepresidente facente funzioni, il presidente eletto della Regione Campania Vincenzo De Luca si trova davanti molti problemi urgenti da affrontare fin da subito.

1. L'emergenza Trasporti: il bubbone Eav-Circum

Si deve necessariamente partire dal disastro trasporti. Quello che era il comparto fiore all’occhiello della giunta guidata da Antonio Bassolino è stato smantellato dalla giunta Caldoro e, in particolare, dall’assessore Sergio Vetrella e dal presidente dell’Eav Nello Polese. Motivando le scelte con buchi milionari in bilancio, negli ultimi cinque anni sono state tagliate decine di migliaia di corse di treni, autobus e funicolari, lasciando appiedati pendolari e turisti, negando, di fatto, il diritto costituzionale alla mobilità. La pietra tombale su tutti i passi avanti compiuti negli anni precedenti sul sistema di trasporto pubblico è stata messa cancellando il titolo di viaggio unico: oggi è possibile acquistare in maniera parallela sia l’Unico Campania sia il biglietto di una delle tante compagnie che si occupano di trasporto in Campania. Inutile dire che i prezzi sono aumentati a dismisura ed il servizio è peggiorato in maniera inversamente proporzionale dal 2010.  A De Luca spetta trovare un equilibrio tra miglioramento dei servizi ed economia di spesa, partendo dall’azzeramento dei vertici della società oggi vicini a Caldoro.

2. Sanità: disastro ospedali in Campania

Il governatore uscente si è sempre vantato di aver risanato la sanità campana. Per riuscirci ha dovuto tagliare servizi non solo in questo comparto, ma anche in tutti gli altri ambiti di competenza regionale, nella sua veste di commissario per il piano di rientro sanitario. Tutto inutile: appena pochi giorni fa è stato reso noto che il buco nel bilancio regionale è di ben 1,6 miliardi di euro, che dovrà rientrare attraverso un taglio di 54 milioni di euro all’anno per i prossimi 30 anni. Questo in una Regione in cui sono stati chiusi ed accorpati, nell’ultimo quinquennio, ospedali e centri medici di eccellenza, mentre le liste di attesa nella sanità pubblica, come può testimoniare qualsiasi pazienti, si sono sempre più allungate.

3. Rifiuti: Terra dei fuochi e ecoballe

Le bonifiche ambientali non posso più aspettare, in particolare nella zona tra il Casertano ed il Napoletano tristemente nota come Terra dei Fuochi. De Luca ha promesso che si partirà subito con la rimozione delle migliaia di ecoballe stoccate in diversi punti della Campania. La giunta Caldoro ha stanziato poco o nulla negli ultimi anni e le società miste che se ne sarebbero dovute occupare hanno fatto solo un buco nell’acqua. De Luca ha promesso che saranno utilizzate le metodologie di intervento più moderne e che i tempi delle bonifiche saranno “certi e serrati”. Dove prenderà i soldi, nell’ordine delle decine di milioni di euro, però, non lo ha spiegato.

4. Politiche sociali: come sarà il welfare dopo Caldoro?

Con Caldoro le politiche sociali sono state massacrate: ne è evidente riprova il taglio di oltre 8mila posti per diversamente abili nei semiconvitti della Campania deciso appena poche settimane fa. Il Fondo Regionale per le Politiche Sociali, complici anche le riduzioni di trasferimento da parte dello Stato, è stato portato ai minimi storici ed andrà rifinanziato in maniera massiccia, come pure il Fondo per la Non Autosufficienza. Tra i primi atti della giunta regionale dovrà esserci anche l’approvazione del regolamento attuativo della legge sulla cooperazione sociale, arrivata dopo 24 anni di ritardo: la norma nazionale è del 1991 e la Campania era l’unica regione italiana a non aver mai regolamentato un settore che dà lavoro a migliaia di persone e servizi a decine di migliaia.

5. Emergenza lavoro giovanile in Campania

La prima richiesta di qualsiasi elettore campano ad un politico è sempre la stessa: il lavoro. Per se stesso, per un figlio, la moglie, un nipote. La giunta Caldoro, attraverso l’assessorato guidato da Severino Nappi, ha lanciato il piano “Campania al Lavoro”, investendo 850 milioni di euro, la gran parte dei quali provenienti dall’Unione Europea: un flop totale. Gli ultimi dati disponibili hanno dimostrato, infatti, che la disoccupazione in Campania è aumentata, raggiungendo il 21,7% della popolazione attiva, con Napoli maglia nera al 24,6%. Peggio della Campania in Italia ci sono solo Calabria e Sicilia ed i dati specifici sulla disoccupazione giovanile sono anche più catastrofici. Sotto questo aspetto a nulla è servito il piano “Garanzia Giovani”, utilizzato per finanziare servizio civile e tirocini, interamente pagati dalla Regione, ma che terminano dopo pochi mesi senza dare ai ragazzi ed alle ragazze alcuno sbocco lavorativo. Al palo anche la formazione professionale: dopo gli eccessi della giunta Bassolino, che foraggiava centinaia di enti, la giunta Caldoro ha pensato bene di ridurre al lumicino l’intero settore, con la conseguenza che un giovane che voglia formarsi dopo aver preso il diploma è costretto a farlo pagando. De Luca dovrà ripensare interamente questo comparto, magari puntando su una sinergia più stretta con le aziende del territorio.

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