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Rifiuti, la guerra del Marocco alle ecoballe di Taverna del Re

Il Marocco si mobilita contro l’arrivo di 2.500 tonnellate di rifiuti dall’Italia in Nordafrica. Le ecoballe da smaltire arriverebbero dal sito “Taverna del Re”, nella zona della “Terra dei fuochi”. “La spazzatura italiana rappresenta un pericolo per la salute dei cittadini”, dicono gli attivisti che hanno promosso una petizione online che ha raccolto oltre diecimila firme. Inutili finora le rassicurazioni del governo di Rabat.
A cura di Francesco Loiacono
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Il Marocco si mobilita contro l'arrivo nel Paese di 2.500 tonnellate di rifiuti dall'Italia. Dopo le proteste degli scorsi giorni, sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione che ha raggiunto circa diecimila adesioni. Gli attivisti, una parte della società civile marocchina attenta ai temi legati a ecologia e sostenibilità ambientale, protestano contro l'ipotesi di smaltire – bruciandoli – i rifiuti italiani nei cementifici di Casablanca e Settat.

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L'arrivo delle ecoballe poco prima della conferenza sul clima

Due, in particolare, le motivazioni della protesta. In primo luogo il fatto che l'arrivo delle ecoballe dall'Italia al Marocco    contrasti con le politiche pro-ambiente portate avanti dal governo di Rabat. Nel mirino in particolare una campagna per mettere al bando i sacchetti di plastica, #ZeroMika, ma anche il fatto che a novembre proprio Casablanca ospiterà la conferenza sul clima Cop22.

Le ecoballe arriverebbero dal sito "Taverna del Re"

La seconda motivazione è legata alla natura dei rifiuti e alla loro provenienza. Sulle ecoballe arrivate in Marocco via mare – nel porto di al Jadida – campeggia infatti la sigla "Rdf", acronimo di "refuse derived fuel", cioè combustibile derivato dai rifiuti. Si tratterebbe secondo gli ambientalisti di materiale plastico e pneumatici che, bruciando, potrebbero sprigionare sostanze tossiche. Ma c'è di più: secondo indiscrezioni non ancora confermate le ecoballe giunte in Marocco arriverebbero dal sito di "Taverna del Re", che sorge tra le province di Napoli e Caserta. Nel territorio tristemente noto come "Terra dei fuochi", oggetto di stoccaggio e roghi abusivi di rifiuti tossici: "La spazzatura italiana arrivata in Marocco rappresenta un pericolo per la salute dei cittadini", dicono gli attivisti.

Il caso è arrivato in Parlamento

La questione è presto rimbalzata dal web al Parlamento.Un deputato di una formazione liberale, Ouadi Benabdellah del Rni (Rassemblement national des independent), ha infatti presentato un'interrogazione diretta al ministro dell'Ambiente Hakina El Haitè per chiedere maggiore trasparenza sulla questione. Critiche sono arrivate anche dalla leader del partito Socialista unitario dell'opposizione, Munira Mounib, che ha dichiarato su Facebook: "Dove siamo noi nel difendere il nostro ambiente, la nostra terra, la nostra acqua e la salute dei cittadini. I marocchini non valgono niente per gli amministratori? Quale accordo ha permesso di sacrificare la salute pubblica in cambio di questi rifiuti pericolosi?".

Il Governo di Rabat assicura: Rifiuti non pericolosi

Non sembra sia dunque servita a rassicurare gli animi la nota del governo di Rabat dello scorso 30 giugno, in cui si rassicurava i cittadini sul fatto che i rifiuti in arrivo fossero "non pericolosi, utilizzati come combustibile alternativo all'energia fossile, provenienti dai centri di smaltimento internazionali". Per il governo l'importazione di rifiuti dagli altri Paesi europei sarebbe "un primo passo verso la collaborazione con gli altri centri di smaltimento europei, una sorta di test preliminare per sviluppare una filiera di produzione di Rdf locali". Non la pensano così i promotori della petizione, che hanno chiesto l'intervento del gabinetto reale affinché il Marocco "non diventi il centro di raccolta della spazzatura internazionale". La preoccupazione, oltre che per le 2.500 tonnellate di rifiuti già arrivate, è per un accordo di tre anni firmato col governo italiano che potrebbe fare alzare la quota di rifiuti importati fino a 5 milioni di tonnellate in totale.

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