Rifiuti, processo Resit: prescrizione per l’ex deputato Mimmo Pinto
Era stato condannato in primo grado a 6 anni per disastro ambientale aggravato dall'evento e quello di avvelenamento delle acque nell'ambito del processo incentrato sulla gestione dei rifiuti nella ex discarica Resit di Giugliano (Napoli). Oggi la Corte di Appello ha derubricato il reato di disastro ambientale nella ipotesi non aggravata dichiarandone il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. La quarta sezione Corte di Appello di Napoli ha quindi prosciolto, per prescrizione, l'ex deputato e ex leader dei Disoccupati organizzati, Domenico Pinto, imputato per disastro ambientale aggravato.
I fatti contestati si riferivano al periodo che va dal marzo 2003 al luglio 2004, in cui Pinto ricopriva il ruolo di presidente del Consorzio NA3, su richiesta del Commissariato di Governo. Durante l'emergenza rifiuti, in Campania in quegli anni, Pinto dispose il conferimento nella discarica Resit dei rifiuti solidi urbani raccolti nelle strade delle città dove era in atto l'emergenza e delle ecoballe provenienti dai Cdr (centri di raccolta) saturi. Le indagini presero il via nel nel luglio 2004, quando la Procura di Napoli effettuò il sequestro della discarica. L'inchiesta fece emergere la gestione criminale dei rifiuti riconducibile al clan camorristico dei Casalesi, egemone in quegli anni nella provincia di Caserta.
La procura avviò un procedimento per associazione camorristica e disastro ambientale aggravato a carico di numerosi soggetti imputati sui pende ancora il giudizio di primo grado. "Cosi' riconoscendo, evidentemente, – sottolinea il legale di Pinto, Geatano Balice – la sua totale estraneità di Pinto dalle condotte di sversamento di rifiuti chimici, tossici e nocivi per i quali si procede nei confronti degli altri imputati".