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Fontana di via Scarlatti, l’artista Ernesto Tatafiore: “Porterò il Comune in Tribunale”

Dopo la rimozione della sua fontana, la cosiddetta ‘vasca dei capitoni’ dalla storica sede in via Scarlatti al Vomero, l’artista Ernesto Tatafiore ha deciso di passare dalle polemiche ai fatti, annunciando tramite l’avvocato civilista Carlo Penna l’intenzione di portare l’amministrazione di Napoli davanti a un giudice.
A cura di Valerio Renzi
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Dopo la rimozione della sua opera, la fontana Itaca da via Alessandro Scarlatti, la via dello shopping del Vomero, l'artista Ernesto Tatafiore ha deciso che porterà il comune di Napoli davanti a un giudice per pretendere i danni. A rendere noto l'iniziativa legale, è l'avvocato Carlo Penna che rappresenterà lo scultore nel contenzioso. Penna accusa il comune di aver addotto "motivazioni del tutto inconferenti, per non dire fantasiose", per la rimozione della fontana, tanto da denunciare una "totale mancanza di rispetto per il maestro, che non è stato interpellato in merito alla rimozione dell'opera né tantomeno al progetto di restauro".

Il comune ha parlato di un "spostamento temporaneo", giustificato dalla necessità di "effettuare urgenti ed improrogabili interventi di pulitura e restauro all’opera medesima ed effettuare contestualmente una complessiva rivisitazione dell’impiantistica idrica ed elettrica". "La situazione di degrado delle superfici e dell’impiantistica segnalata più volta – si legge nelle nota diramata dopo le polemiche – ha fatto emergere nel tempo numerose criticità tra cui l’impiantistica elettrica risultante fatiscente, l'assenza di ricircolo dell’acqua comportando consumi significativi fin dalla sua installazione risalente al 1999. Si procederà quindi alla realizzazione di una cavea sottostante l’opera nella quale allocare una pompa di ricircolo in uno ad un quadro elettrico di impianto a norma. Le attività di pulitura, restauro e ripristino impiantistico avverranno di concerto con l’autore e sotto l’alta vigilanza ed approvazione dei preposti uffici della Soprintendenza".

"Compete all'autore di un'opera d'arte il diritto all'integrità dell'opera stessa – cita però il codice l'avvocato Penna – ossia il diritto di opporsi a deformazioni o modifiche e ad ogni altro atto che possa recare pregiudizio al suo autore. Anche la collocazione dell'opera deve essere determinata dall'autore e non certo dal committente", proprio perché assume un significato tutt'altro che secondario per dare "significato simbolico e pregnante" alla stessa.

"Il restauro delle parti meccaniche – aggiunge ancora l'avvocato Penna – necessitato dalla mancata vigilanza del Comune cui tale compito incombeva, nulla ha a che vedere con il restauro dei materiali di cui essa si compone e che sono stati scelti dall'artista proprio in relazione alle loro modalità di invecchiamento". Un restauro quindi potrebbe snaturare la stessa intrinseca qualità della scultura.

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