Negli ultimi trent’anni, le luci della ribalta sono sempre state spente da queste parti. Ma grazie alla tetralogia di Elena Ferrante e alla successiva trasposizione televisiva, il rione Luzzatti di Napoli si trova nuovamente tra i punti d’interesse della città. Con il boom de “L’amica geniale”, sono nati i tour per i turisti che arrivano da tutto il mondo. Il rione, centrale per la narrazione della Ferrante, rappresenta in realtà solo una veloce tappa di passaggio per gli organizzatori, che preferiscono allargare il giro e passare più tempo in altre zone della città.
La prima periferia di Napoli
A dispetto della sua lunga e orgogliosa storia, fatta di impegno civile e di grande umanità che la stessa opera della Ferrante si premura di ricordare, il rione si presenta ancora oggi, agli occhi degli stessi napoletani, come qualcosa di invalicabile: la prima delle periferie di Napoli. E questo è un bel paradosso. La centralissima Piazza Garibaldi è a poco più di due chilometri. A due passi ci sono il Centro Direzionale, dove c’è il nuovo Palazzo di Giustizia, con il carcere e il cimitero di Poggioreale, il più importante della città. Eppure, quei luoghi così intimi, finemente tratteggiati dalla narrazione della Ferrante e dalla fedele trasposizione televisiva di Saverio Costanzo, in cui nasce il legame tra Lila e Lenù, faticano a essere vivibili nella realtà. Al rione Luzzatti serve attenzione, è zona di confine. Ci vivono circa 6000 persone in 42mila metri quadri. Entrando nel rione, la percezione del concetto di emergenza è immediata. E non basta a tranquillizzare il turista la recente “mano di vernice”, ovvero i murales ispirati ai personaggi della Ferrante.
Come nasce il Rione Luzzatti: la bonifica voluta da Emanuele Gianturco
Eppure la storia del rione è fantastica. L’area, dove un tempo scorreva il fiume Sebeto, è stata bonificata su proposta di Emanuele Gianturco, deputato e più volte ministro, tra il 1914 e il 1925. Gli edifici sono stati finanziati tramite l’Istituto autonomo case popolari di Napoli. Il rione infatti prende nome da Luigi Luzzatti, ministro che propose la legge 251/1903 per dare il via alla costruzione delle case popolari. Il rione nasce già con i tipici parchi, che gli abitanti chiameranno ‘cancelli’, fatti da palazzi di tufo giallo, dotati di scantinati con quei passaggi d’aria che Lila e Lenù usano per giocare nella ormai celebre sequenza della bambola e della prova di coraggio.
Il miracolo di San Leonardo Murialdo
Immaginereste che il rione ha visto anche verificarsi un miracolo, accertato dalla Chiesa Cattolica? Nel 1929, in una palazzina viveva la signora Clotilde Fiamma con suo marito e i numerosi figli. L’ultima gravidanza portò la donna in fin di vita, tanto che venne chiamato il parroco per l’estremo saluto. Questi pose sul corpo della donna una immagine di Leonardo Murialdo, fondatore della congregazione dei Giuseppini. Nei giorni seguenti, la donna guarì. I medici chiamati a dare qualche spiegazione non furono in grado di darne alcuna. Il processo della Chiesa cattolica accertò il miracolo per intercessione del Santo.
Il Napoli giocava al Rione Luzzatti
Nel rione Luzzatti sorgeva anche il primo storico stadio del Napoli calcio. Lo “Stadio Ascarelli”, costruito da Giorgio Ascarelli, presidente della società sportiva, nel 1929. Ad oggi, ancora il primo e unico stadio a essere stato di proprietà del Napoli. Negli anni del fascismo fu rinominato “Stadio Partenopeo” perché Ascarelli era di origine ebrea. Lo Stadio, così come tutto il resto del rione, fu ridotto a un cumulo di macerie durante la Seconda Guerra Mondiale. Sarà il Piano Marshall a giocare un ruolo chiave per la ricostruzione del rione. Furono edificati nuovi palazzi, soprattutto nell’area in cui una volta c’era lo stadio. Per questo, il rione assumerà anche la denominazione Luzzatti-Ascarelli. La scuola fu ricostruita per intero e intitolata “Quattro Giornate”, proprio per ricordare l’evento che liberò la città di Napoli dall’oppressione nazifascista.
La Biblioteca di Agostino Collina
Ben rappresentata nella tetralogia della Ferrante e nella serie tv è la Biblioteca Popolare Circolante, oggi intitolata a furor di popolo a colui che la istituì e la animò nel 1949: il professor Agostino Collina. A questa figura storica del rione è ispirato il personaggio del Maestro Ferraro nella serie tv. Il professor Collina fu il collante dell’area nel secondo dopoguerra. Organizzava gare di lettura, promuovendo la libera circolazione del sapere. Riuscì anche a inventare un giornale, (una piccola pubblicazione a cadenza episodica, autofinanziata dagli stessi abitanti) chiamato appunto “Rione Luzzatti”. In uno degli editoriali si leggeva:
Non possiamo sopportare l’idea che i cittadini del Rione Luzzatti, vicini eppur tagliati fuori dal centro urbano, restino in isolamento, destinati a una apatica vita da villaggio negletto.
Già all’epoca, insomma, la vita nel rione non doveva essere cosa semplice. La biblioteca è ancora al suo posto, frequentata da numerosi studenti che arrivano da ogni parte di Napoli. Oggi c’è anche un murales al suo ingresso in cui è rappresentato il Maestro Ferraro della serie che tiene in mano un quadro raffigurante il vero professor Collina, la cui presenza è ancora viva in questi luoghi.
Il rione verso il futuro
Nel corso degli anni, la presenza radicata dei clan della Camorra, lo spaccio di droga e lo storico giro di prostituzione appena fuori dal rione, hanno relegato il rione a quello stato di “vita negletta” già denunciata dagli editoriali del professor Collina, negli anni '50. Gli abitanti – gente perbene, semplice e lavoratrice – sono consapevoli che il fenomeno Elena Ferrante non durerà per sempre. Ma le sagome di Lila e Lenù sono lì, a guardare il rione dall’ingresso della Biblioteca. Sembrano parlare come nel libro: “Se non c’è amore, non solo inaridisce la vita delle persone, ma anche quelle della città”.