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Rissa a Cadice, parla Dario, fermato e rilasciato: “Lì per difendere un amico dal branco”

Dario Bordoni, uno dei quattro italiani fermati a Cadice e poi rilasciato insieme ad altri due amici, racconta quello che è successo all’alba di sabato, prima delle scene viste sui media. Spiega che lui e i suoi amici erano intervenuti nel locale per difendere un ragazzo della loro comitiva, e che dopo sono stati aggrediti e picchiati in strada.
A cura di Nico Falco
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Dario Bordoni, napoletano, è uno dei quattro ragazzi fermati dalla polizia spagnola per la rissa avvenuta all'alba di sabato a Cadice, davanti alla discoteca Momart. Con lui erano finiti in commissariato Emilio Di Puorto, Nicola Iannetta e Luca Maicon Vinicius Bellavia. Erano stati identificati grazie al video che era stato girato e che riprendeva parte della rissa. Dopo poche ore sono stati tutti rilasciati, tranne Di Puorto: è accusato di essere il ragazzo che colpisce quello a terra con un violento colpo al viso; per lui il giudice domenica pomeriggio ha confermato l'arresto, è stato trasferito nel carcere di Puerto II. Intervistato da Fanpage.it, il ragazzo ha raccontato la sua versione di quella notte, spiegando come si è trovato coinvolto in quella rissa fino all'epilogo drammatico. Dai pochi minuti diffusi sul web manca l'antefatto, che è quello che ha portato alla rissa.

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"Ci stanno trattando da criminali, ma le cose non sono andate così – spiega Dario Bordoni – si è trattato di una rissa, ma non solo di quello che si vede nel video", spiega Dario Bordoni. Era cominciato tutto all'interno del Momart, quando un gruppo di ragazzi aveva aggredito il più bassino della comitiva di italiani. Erano in cinque contro uno, lo stavano picchiando. "Ho visto Maicon che le stava prendendo e sono intervenuto – continua Bordoni – ho cercato di calmarli ma ho preso due calci. Ho reagito e ho tirato un pugno ad uno di loro. Poi sono arrivati i buttafuori che evidentemente hanno capito e hanno sbattuto fuori quei ragazzi".

Ma la cosa non era finita lì. Qualche minuto dopo, infatti, è arrivato un altro ragazzo per avvisare Dario di non uscire dal locale: quei giovani di prima erano fuori e lo stavano aspettando. "Ho avuto paura perché erano almeno una decina, poi ho pensato che forse stavano già picchiando i miei amici e così sono uscito. Appena fuori sono stato aggredito da sei o sette persone. Ho preso due calci in petto e un pugno in faccia".

Qui arriviamo alle fasi finali, quelle in cui si vede il calcio. Il ragazzo finisce a terra per un pugno, e a darglielo è proprio Dario. "Io ero ancora intontito dal cazzotto che avevo preso in faccia io – spiega – quel ragazzo era con altri tre e stavano picchiando un mio amico. Gli ho tirato un pugno e lui è caduto. Poi non so cosa sia successo, sul momento non mi ero nemmeno reso conto di quanto fosse forte quel calcio dato da Emilio. Lui non è un tipo violento, sono sicuro che anche lui è stato sopraffatto dalla paura. Ma voglio che di quella notte venga fuori tutta la verità, non solo quello che finora si è visto sui media".

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