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Risultati Referendum, in Campania il flop è di Vincenzo De Luca: anche Salerno lo tradisce

Vincenzo De Luca e il figlio Piero, impegnati con tutte le loro forze per il Sì in Campania sono tra i protagonisti del disastro in regione. E con le dimissioni di Matteo Renzi traballano i progetti messi in piedi con Roma e anche i rapporti di forza nella giunta regionale campana. A Ercolano flop anche per il fedelissimo della Boschi, Ciro Bonajuto.
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Chi è l'uomo in Campania che si è legato anima e corpo a Matteo Renzi? Chi gli ha promesso – anche in maniera clamorosa come l'ormai celebre discorso delle fritture di pesce – i voti favorevoli alla riforma costituzionale? La risposta è in un nome e cognome: Vincenzo De Luca. Il presidente della Regione Campania è il grande sconfitto all'ombra del Vesuvio. Affluenza più bassa rispetto alla media nazionale (58,8%), terza dopo Calabria e Sicilia, nemmeno a Salerno, il suo feudo, De Luca riesce a sfangarla col fronte del Sì quasi dopppiato dal no alla riforma. Stessa solfa ad Ercolano, città guidata da Ciro Bonajuto, fedelissimo di Maria Elena Boschi. Perfino nella costiera Agropoli citata da De Luca come città dalle truppe cammellate, il no stravince. Sconfitto anche il rampollo del governatore, Piero De Luca, capo del comitato del Sì in Campania.

Più vicino il rimpasto in Regione Campania

Timida, all'acqua di rose, come ci ha abituato da anni, la reazione degli organi regionali Dem: "Prendiamo atto del risultato che si va delineando, in Campania come a livello nazionale; i cittadini si sono espressi e come si fa in democrazia accettiamo la loro scelta", dice il segretario regionale del Pd Campania, Assunta Tartaglione. Ma adesso il problema a Palazzo Santa Lucia diventa politico. Con le dimissioni di Matteo Renzi De Luca perde una sponda fondamentale nella sua azione di gestione amministrativa che non può più permettersi di essere monolitica. E perde la possibilità di futuri patti con l'ex sindaco di Firenze che ora non si fida più dell'uomo di Salerno, convinto che sia capace di mobilitarsi solo quando è la sua di poltrona ad essere in bilico. Quindi cosa accadrà? Nella gestione della giunta – costituita da tecnici quasi tutti eterodiretti senza diritto alcuno di dissenso – l'ex sindaco di Salerno dovrà aprire necessariamente ad altre forze. E dovrà guardarsi da Napoli, dove Luigi De Magistris, ringalluzzito dal trionfo del No ora si batterà affinché la gestione commissariale di Bagnoli salti, in favore di un commissario-sindaco per l'area Occidentale. E per ottenere maggior potere di manovra sui fondi europei che al momento passano tutti per Palazzo Santa Lucia.

(articolo aggiornato il 5 dicembre 2016 alle ore 20)

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