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Rivolta dei pizzaioli di Napoli: “De Luca, fai ripartire le consegne o chiudiamo per sempre”

I pizzaioli della Campania chiedono al Governatore di far ripartire il serivizio delivery. Massimo Di Porzio, Fipe Confcommercio: “Con Gino Sorbillo, Ciro Salvo, Franco Pepe e altri abbiamo lanciato l’iniziativa per riprendere l’attività. Siamo pronti a creare cooperative di dipendenti per fare le consegne a domicilio. Oltre 400 ristoranti hanno aderito via social”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Bisogna far ripartire le consegne di pizze a domicilio in Campania o molti rischiano di chiudere per sempre”. È l'appello di oltre 400 pizzaioli al presidente della Regione Vincenzo De Luca. In prima linea le grandi firme della pizza made in Napoli, Massimo Di Porzio, Gino Sorbillo, Ciro Salvo, Franco Pepe. “Le aziende – spiega Di Porzio, titolare della Pizzeria Umberto a Napoli e presidente della Fipe Confcommercio per Napoli e provincia – hanno bisogno di lavorare. Non possiamo stare chiusi a vita. Le consegne a domicilio sono un piccolo palliativo ma possono contribuire a salvare qualcuno, visto che prevediamo che un terzo dei locali di ristorazione non riapriranno quando finirà il lockdown. Abbiamo pensato di riunire un po' di personale in cooperative che potrebbero occuparsi delle consegne con i dispositivi di protezione adeguati. Abbiamo lanciato in tanti questa iniziativa e la risposta social è stata fortissima, sono oltre 400 i locali in Campania che chiedono di ripartire almeno con le consegne”.

In Campania il servizio a domicilio è sospeso dal 10 marzo

In Campania, infatti, a differenza del resto d'Italia, il governatore della Regione, Vincenzo De Luca, dal 10 marzo scorso ha vietato anche il servizio di delivery, ossia le consegne a domicilio di prodotti artigianali di ristorazione. Bloccati quindi i riders che portano pizze, panini e sushi a casa. “Il presidente De Luca – spiega Di Porzio – ci disse resistete per 15 giorni. È passato un mese e mezzo e abbiamo chiesto due volte un appuntamento, ma stiamo ancora aspettando. Vogliamo un segnale, un dialogo. Neanche per il 4 maggio ci sono arrivati segnali. Io mi rendo conto che è facile chiudere tutto, ma le consegne garantirebbero a qualche piccola azienda di sopravvivere e darebbero un servizio ai consumatori. Ho amici a Milano che mi raccontano del pranzo di Pasqua che gli è stato consegnato a domicilio. Quando l'emergenza finirà – conclude Di Porzio – le persone non verranno più al ristorante come prima, ci aspettiamo un calo del 60-70% e molti non ce la faranno. Dobbiamo pensare non solo agli imprenditori, ma a tutti i dipendenti”.

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