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Il rapimento di Silvia Romano in Kenya

Post su Silvia Romano, l’avvocato della consigliera M5S: “Diffamata, parlava del Mal d’Africa”

Rosanna Tremante, consigliera comunale M5S San Giorgio a Cremano, fa intervenire il suo avvocato sul caso del suo post Facebook su Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya e rilasciata solo dopo un anno e mezzo. Il legale diffida il nostro giornale “dal proseguire con l’attività lesiva e dichiaratamente diffamatoria del diritto all’immagine, al nome, alla dignità e alla riservatezza”.
A cura di Redazione Napoli
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Rosanna Tremante, consigliera al Comune di San Giorgio a Cremano, eletta nelle fila del Movimento 5 Stelle, dopo aver replicato con un audio inviato via Facebook e con una lettera inviata alla redazione di Fanpage.it, interviene nuovamente sul caso del suo post su Silvia Romano, la cooperante italiana rapita in Kenya e rilasciata solo dopo un anno e mezzo. Lo fa attraverso il suo avvocato che diffida il nostro giornale «dal proseguire con l’attività lesiva e dichiaratamente diffamatoria del diritto all’immagine, al nome, alla dignità e alla riservatezza, attraverso la pubblicazione di un post estrapolato dal suo profilo Facebook, post privato condiviso esclusivamente coi suoi contatti sul citato social network, dal tenore chiaramente ironico, sol perché si riferiva alla notizia del momento cioè che si stesse producendo una vera e propria diffamazione nei confronti di Silvia Romano e sulle modalità della liberazione della ragazza». Il post Facebook in dialetto napoletano dapprima si chiedeva «come le era venuto in testa di convertirsi» e poi  suggeriva alla giovane milanese di «stare quieta e ritrovare la pace e la serenità» altrimenti «se vengo a sapere che ti viene la malinconia dell'Africa vengo a casa tua e ti prendo a schiaffi col dorso della mano».

L'esponente politica del partito di Danilo Toninelli, aveva poi spiegato che il suo pensiero era espresso come «mero cazzeggio» sul suo profilo personale Facebook.

Ecco  la lettera integrale inviata dall'avvocato della consigliera di opposizione nel Comune guidato da Giorgio Zinno:

Il post della signora Tremante da voi pubblicato e, senza consenso, divulgato non solo aveva intento chiaramente ironico e lo si poteva meglio evincere dal tenore dei commenti al post stesso che in modo strumentale sono stati naturalmente omessi, è stato inoltre strumentalizzato ancor di più titolando il vostro articolo così: “La consigliera del M5S a Silvia Romano: ti riempirei di schiaffi”. Tale titolo ha il tenore della contestazione squisitamente politica e strumentalizza i termini di un pensiero privato e di una posizione personale, a prescindere dalla valutazione pur tendenziosa del post originario. In esso, l’utilizzo della lingua napoletana, il riferimento al Mal D’Africa, notoriamente la nostalgia che prende chi l’ha visitata e viene invaso dalla bellezza del posto e dalle atmosfere, nell’accezione positiva di esso, non certo rimandando alle brutture che la povera Silvia ha dovuto vivere, la circostanza, in premessa, di parlare come a una figlia, dunque il tono amorevole, gli schiaffi, non la violenza, non le minacce (come si vorrebbe far passare!) – attenzione!- , usati in senso metaforico, sono l’espressione dell’amore che una mamma esprime, a modo suo, pur di salvare una figlia, sebbene cosciente che nulla serva a descrivere il destino che ognuno di noi liberamente sceglie.

Ci sarebbe molto da evidenziare, anche in riferimento alla religione che non va a parare nel senso della discriminazione, ma ad evidenziare che non ci si capisce di base tra persone che (in astratto) professano la stessa fede, figuriamoci se si comprende chi abbraccia una fede differente, in ciò stigmatizzando proprio il comportamento di chi in queste ore vuole tacciare la ragazza di non essere “riconoscente” nei confronti del proprio paese perché secondo gli haters (quelli veri, eh!) non doveva né convertirsi, né indossare lo jilbab, evidenziando proprio che le critiche dozzinali mosse da persone inconsapevoli e che hanno minacciato e si sono scagliate contro la liberazione della Romano e contro le sue scelte, pur non conoscendone i motivi né la veridicità, affidandosi esclusivamente a giornaletti a caccia di scoop, non tengono conto che è una vita umana, quella di cui si disquisisce e che dovrebbe essere chiaro a tutti che si dovrebbe pensare a lei con sentimenti di amorevolezza, e che l’unico appunto da fare, semmai, sarebbe quello di preservarsi, e pensare a sé stessa, rasserenarsi e buttarsi alle spalle questa brutta esperienza.
Tutto qua!
E siamo ben lungi dal tenore dell’articolo che strumentalizza quelle parole, quella posizione, confondendola, artatamente, con quella di uno scontro politico che chi ha mandato lo screen shot aveva come intento.
Eh si, perché a meno di non immaginare, il lavoro di un qualche hacker a vostra disposizione, pure di bassa lega, si comprende bene che il post è stato inviato da qualcuno che, in palese violazione con il diritto alla privacy, liberamente scelto dalla mia cliente, ha pensato bene di divulgarlo senza il suo consenso: vogliate, dunque, renderci partecipi di chi ha avuto questa brillante idea che non resterà senza conseguenze, ferma restando la responsabilità della Vs testata per aver disatteso alla giusta valutazione delle conseguenze delle azioni poste in essere e al controllo che Vi è richiesto, pur nel rispetto del diritto di Cronaca, esercitato cavalcando l’onda della notizia del momento e ravvisando azioni contrarie al sentimento comune anche dove non ci sono.

Parimenti, tale scelta, non deve essere disattesa con la pubblicazione spregiudicata e la divulgazione del suo pensiero in contesti che esulano da questo, ancor di più se si considera l’esiguità dei contatti del profilo della stessa, poco più di 1500, a fronte dei milioni di followers che vanta la Vs testata anche sul social network Facebook.
La presente costituisce anche messa in mora in caso di inadempimento.
La invito, pertanto, a sospendere ogni attività lesiva, in primo luogo rimuovendo l’articolo relativo al post della signora Tremante e pubblicando la nostra lettera di diffida unitamente a scuse pubbliche per l’intento fuorviante dell’articolo, facendo presente che ho già ricevuto mandato per adire le vie legali e tutelare in sede civile e penali i diritti della mia assistita anche in relazione all'incarico di consigliere comunale da ella ricoperto.
Sicura di un celere e positivo riscontro porgo

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