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Salva-Napoli, l’allarme dei giudici: “Incostituzionale sottrarre il dissesto alla Corte dei Conti”

Duro giudizio del presidente della Corte dei Conti della Campania, Fulvio Maria Longavita, sulla riforma del DDL Castelli, che cancella gli istituti del dissesto e del pre-dissesto, sostituendoli con una nuova procedura che prevede una cabina di regia fatta di giudici e amministratori. Critico Francesco Fimmanò, vicepresidente del Corte dei Conti: “I magistrati hanno un ruolo terzo, non possono partecipare a tavoli interistituzionali”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Addio dissesto per il Comune di Napoli. Con la riforma annunciata dal viceministro per l'Economia, Laura Castelli, sono cancellati gli istituti del dissesto e del pre-dissesto per gli enti pubblici – come Comuni, Province e Città Metropolitane – sostituiti da una nuova procedura che prevede la creazione di tavoli interistituzionali che accompagneranno gli enti sulla via del risanamento. Il riequilibrio dovrà avvenire in 5 anni, mentre adesso può arrivare fino a 30. Commissariamento previsto solo per l'assessore al Bilancio, che sarà sostituito da un membro nominato dal tavolo. L'avvio della procedura resta in mano alla Corte dei Conti. Ma non mancano le riserve. Per Fulvio Maria Longavita, presidente della Sezione di Controllo della Corte dei Conti della Campania, che ha competenza sul piano di rientro di Napoli, “un'eventuale sottrazione del procedimento di dissesto e di predissesto alla Corte dei Conti potrebbe dar luogo a profili di incostituzionalità”.

Napoli sull'orlo del crac da 6 anni, falliti tutti i piani di rientro

Il disegno di legge (Ddl) Castelli dovrebbe essere presentato martedì prossimo e si annuncia come una vera e propria rivoluzione che potrebbe riguardare anche il Comune di Napoli, che si trova in pre-dissesto dal 2013, oberato da un disavanzo monstre da smaltire da oltre 1,6 miliardi di euro. Palazzo San Giacomo da 6 anni sta cercando di uscirne fuori, ma non è mai riuscito a rispettare gli obiettivi dei piani di rientro draconiani, nonostante le tasse al massimo, che però pochissimi pagano, e visto che la vendita del patrimonio immobiliare ha dato scarsissimi risultati. La conseguenza è che il Municipio si trova perennemente sull'orlo del crac, col rischio appunto di passare dal pre-dissesto, una forma più blanda perché non prevede commissariamento o licenziamenti, ma consente anzi anche di assumere sotto sorveglianza, al dissesto.

La riforma Castelli scongiurerebbe per sempre lo spettro del dissesto. Ma non mancano le perplessità. Soprattutto perché al tavolo interistituzionale sembra siederanno assieme amministratori e giudici della Corte dei Conti. E chi controllerebbe il controllore?

Critico il vicepresidente della Corte dei Conti Fimmanò: "Non è la strada giusta"

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Non le manda a dire il professor Francesco Fimmanò, vicepresidente del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti, ieri a Napoli per partecipare ad un convegno all'Università Parthenope, che vedeva tra i relatori anche alti magistrati della Corte dei Conti della Campania: il presidente della Sezione Regionale di Controllo Fulvio Maria Longavita, il magistrato Francesco Sucameli, il presidente della Sezione Giurisdizionale Salvatore Nicolella.

“Ho molte perplessità – esordisce Fimmanòche questa revisione in corso, con l’eliminazione del dissesto, possa essere la strada che tutela gli equilibri intergenerazionali”. Strada auspicata dalla Corte Costituzionale con la sentenza di febbraio, che ha dichiarato illegittima la possibilità di spalmare i debiti su 30 anni, considerato un periodo troppo lungo, perché li si farebbe ricadere sulle future generazioni.

“Noi – riprende Fimmanò – come consiglio di presidenza, avevamo presentato 2 mesi fa al Mef una risoluzione che prevedeva un nuovo modello complessivo normativo. L'ipotesi attuale è esattamente contraria alla nostra ed è figlia delle vicende accadute a Reggio Calabria e altrove”.

“Purtroppo – prosegue – la volontà che appare emergere rispetto alla sentenza della Consulta è quella dei tavoli di concertazione sul modello della Sanità, dove peraltro hanno funzionato malissimo. È da escludere, per quanto ci riguarda, che i magistrati possano partecipare a questi tavoli”.

Il presidente della Corte dei Conti Longavita: "Sottrarre dissesto e pre-dissesto alla nostra giurisdizione può essere incostituzionale"

Critico anche Fulvio Maria Longavita, presidente della Sezione di Controllo della Corte dei Conti della Campania, che ha competenza sul piano di rientro di Napoli. Per Longavita, “un'eventuale sottrazione del procedimento di dissesto e di predissesto alla Corte dei Conti potrebbe dar luogo a profili di incostituzionalità”.

“La Corte Costituzionale – spiega Longavita – ha riconosciuto recentemente alla Corte dei Conti la caratura giurisdizionale del procedimento”. Con la sentenza di febbraio, infatti, la Consulta ha ammesso per la prima volta la possibilità che anche la Sezione di Controllo della Corte dei Conti potesse fare ricorso per illegittimità costituzionale di una norma.

“Attribuire questa materia ad un organo non giudiziario – spiega Longavita – diverso dal magistrato naturale della contabilità pubblica significa fare una scelta incostituzionale. Il problema è che si potrebbero creare condizioni di zone d’ombra. Perché la terzietà di un magistrato, ossia una posizione di neutralità anche soprattutto dagli ambiti politici, è una garanzia innanzitutto per gli enti locali. Le nostre attenzioni sono rivolte alla collettività, cioè ai cittadini che attraverso il bilancio soddisfano i servizi essenziali”.

Insomma, questo il succo del discorso, se un domani ci si dovesse trovare di fronte a una legge in odore di incostituzionalità, come nel caso dello spalmadebiti su 30 anni, chi potrebbe sollevare la questione di illegittimità alla Corte Costituzionale? Oggi la Consulta ha riconosciuto questo potere alla Corte dei Conti, ma domani, con i tavoli interistituzionali che ne prenderebbero il posto in materia di dissesti e pre-dissesti, che accadrebbe?

Il convegno: presentata la nuova rivista della Corte dei Conti

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Molte, insomma, le questioni al centro del dibattito sui conti pubblici. Tra i temi caldi del momento anche la riforma della giustizia tributaria, materia attualmente affidata alle commissioni di giudici onorari che lavorano “part-time”, ma che si vorrebbe far diventare professionale. Ma anche la possibilità della partecipazione del Procuratore della Corte dei Conti ai processi amministrativi in cui rappresenta l’interesse pubblico.

Temi e discussioni che sono affrontati periodicamente dalla “Rivista della Corte dei Conti” diretta da Tommaso Miele, presidente della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti Abruzzo, presentata ieri nel corso del convegno “La Corte dei Conti custode dei bilanci come beni pubblici”, organizzato dal professor Marco Esposito, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Parthenope.

“La rivista – spiega il professor Francesco Fimmanòha quasi 100 anni. Oggi ne presentiamo una nuova versione ancora più aperta ai temi della formazione e della ricerca. L'appuntamento di oggi rientra nell'ambito di un protocollo con il Miur e la Crui, la conferenza dei rettori. Napoli rappresenta la prima tappa di questa attività di divulgazione della cultura del bilancio pubblico”.

Tra i presenti, il rettore Alberto Carotenuto, il prorettore vicario Federico Alvino, Biagio Del Prete, capo segreteria del Miur, Maria Rosaria Giampetraglia Napolitano (Parthenope), il professor Francesco Fimmanò, i giudici Fulvio Maria Longavita, Salvatore Nicolella, Francesco Sucameli, Amedeo Lepore, ordinario di Storia Economica dell'Università “Luigi Vanvitelli”, i docenti universitari Francesco Capalbo, Sergio Capozzi, Paola Mazzina ed Eugenio Francesco Schlitzer, presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della Parthenope. In sala, tra gli ospiti anche il ragioniere generale del Comune di Napoli, Raffaele Grimaldi.

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