Non è vero che Salvini ha sbagliato il luogo della commemorazione del poliziotto Apicella
Sulla visita napoletana di Matteo Salvini avvenuta qualche giorno fa e sulla sua decisione di andare con codazzo di giornalisti a seguito per posare un mazzo di fiori alla memoria del poliziotto Pasquale ‘Lino' Apicella, morto in servizio mentre sventava una rapina, si può dire ed è stato detto molto. Molto lo hanno detto anche i cittadini, contestando Salvini apertamente, dai balconi. Una cosa non si può dire: che Matteo Salvini abbia sbagliato il luogo della commemorazione.
È vero: quel serpentone non è il luogo esatto in cui il giovane agente di Polizia ha perso la vita. Il fatto è avvenuto al marciapiede di fronte. Premessa l'assurdità dell'idea di dover rendere omaggio nel punto esatto, con le coordinate esatte, ad onor del vero bisogna spiegare che quel punto, al centro della larga discesa che collega l'area Nord col centro, è stato scelto proprio dalle forze dell'ordine per omaggiare il giovane poliziotto napoletano morto in servizio. Una prova lampante di ciò è l'omaggio che, giorni prima, gli stessi militari dell'Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza fecero all'agente posando proprio lì i mazzi di fiori omaggio delle altre giubbe'.
Perché lì? Probabilmente perché si tratta di un luogo visibile immediatamente. E perché, negli anni, in quel tratto di strada, ci sono state altre vittime di incidenti stradali. A memoria i residenti ricordano un ragazzo che si schiantò con lo scooter e, prima ancora, e una targa commemorativa di una persona del quartiere, "don Franco detto il sarto", classe 1939, morto nel 2018.
Piaga per allentar d'arco non sana: non sono certo i fiori o gli omaggi ufficiali a lenire il dolore, ammesso che si possa, di una sposa cui è stato tolto un marito e due figli rimasti senza papà. Giuliana, moglie di Lino Apicella, lo ha spiegato chiaramente proprio a Fanpage.it: «In tanti anni raramente l'ho visto senza un sorriso». Ora che Lino non c'è, è doveroso preoccuparsi della sua famiglia, che resta al mondo senza un pilastro della casa, anziché strumentalizzare, da una parte e dall'altra, la sua vicenda a fini politici.