San Giorgio a Cremano, piazza Vittorio Emanuele cambia nome in piazza a Carlo di Borbone

Cambia il nome della storica piazza Vittorio Emanuele II a San Giorgio a Cremano: dopo la proposta avanzata già due mesi fa dall'amministrazione comunale, è arrivato anche il via libera della Prefettura, e dunque la piazza dove ha sede il municipio del comune vesuviano è diventata a tutti gli effetti Piazza Carlo di Barbone: è il primo comune d'Italia ad intitolare un riconoscimento toponomastico allo storico re, sovrano del Reame di Napoli e di Sicilia.
Nessun tentativo, però, di revisionismo storico: l'iniziativa è nata per conferire, ha spiegato il comune, un riconoscimento al monarca rimasto della storia del Meridione per le tante opere realizzate e per essere stato anche di idee innovative. Tanto che, ancora oggi, Carlo di Borbone viene ricordato come uno dei migliori sovrani stranieri a guidare il meridione d'Italia. Un'eccezione considerando che all'epoca, e prima della Rivoluzione Francese soprattutto, i regni venivano considerati quasi alla pari di una "merce", da scambiarsi in caso di matrimoni, alleanza, e così via.
Lo stesso re Carlo di Borbone, all'anagrafe Carlos Sebastián de Borbón y Farnesio, era conosciuto con vari nomi, qualifiche e perfino "numerazione": Carlo I, duca di Parma e Piacenza (1731-1735), quindi Carlo Re di Napoli e Re di Sicilia (1735-1759), infine Carlo III, Re di Spagna dal 1759 e fino alla morte. Erroneamente, ancora oggi viene ricordato come Carlo III re di Napoli, ma in realtà nel periodo in cui regnò su Napoli e Sicilia non aveva numerazione, che invece "recuperò" come Re di Spagna, visto che vi erano già stati altri due re di nome Carlo prima di lui.
Fu anche il primo re a definirsi "napoletano" e non spagnolo, sebbene nato a Madrid (dove poi sarebbe andato a regnare), e sebbene i Borboni fossero spagnoli doc. Fu anche protagonista di una "clamorosa" opposizione al clero, che voleva introdurre l'odioso Tribunale dell'Inquisizione: si racconta che nel 1746, quando il cardinale ed arcivescovo Spinelli provò ad istituirlo tra le proteste del popolo, Re Carlo entrò nella Basilica del Carmine e, estraendo la spada, toccando con la punta della lama l'altare, e giurando che non lo avrebbe mai permesso, sfidando il cardinale Spinelli a passare su di lui.