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Covid 19

Santa Maria Capua Vetere, medico del carcere positivo al coronavirus, paura tra i detenuti

C’è tensione nel carcere Uccella di Santa Maria Capua Vetere dopo la scoperta che un medico, consulente esterno della struttura, è risultato positivo al coronavirus. Tra il personale e i detenuti si è sparsa la notizia che ci siano casi di contagio anche tra il personale sanitario interno, ma la direzione ha smentito.
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Paura per il contagio da Covid-19 nel carcere “Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, quasi mille detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 818 posti. È risultato positivo al tampone, infatti, un medico generico che svolge attività di consulenza all’interno della struttura penitenziaria, ingressi a chiamata per la valutazione di singoli casi clinici. Ma tra agenti della polizia penitenziaria e detenuti si è sparsa la notizia che ci siano infetti anche tra il personale sanitario interno, notizia al momento smentita dalla direzione del carcere.

“Stiamo monitorando la situazione in tutte le carceri campane – dice Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti – dove la tensione è altissima. Al momento non risultano medici interni contagiati ma è inutile nascondere la tensione che si registra nei bracci e nelle infermerie, dove arrivano le notizie di contagi in altri istituti italiani. Non aiuta neppure il poco coraggioso dettato del decreto governativo, dal quale in verità ci aspettavamo di più: almeno diecimila scarcerazioni di quanti devono scontare pene residue irrisorie, invece arriveremo a non più di tremila. Forse non è chiaro a tutti che gli istituti di pena non sono ambienti asettici, a prova di infezione. Vale per i reclusi, vale ovviamente per la polizia penitenziaria e il personale interno, ad altissimo rischio di contagio, sguarnito di presidi individuali. Per quello che possiamo, ci stiamo attivando con i magistrati di sorveglianza per sollecitare decisioni veloci almeno per i casi più gravi. Abbiamo appena chiesto la concessione dei domiciliari per un detenuto dializzato, che deve essere accompagnato in un centro di emodinamica tre volte a settimana. E un analogo provvedimento in favore dell’unico semilibero di Santa Maria Capua Vetere, che non ha una casa dove andare”.

Intasate le linee telefoniche degli avvocati, a colloquio in videoconferenza con i loro assistiti che sollecitano, se non provvedimenti di clemenza, almeno l’applicazione uniforme del decreto su tutto il territorio nazionale.

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Rosaria Capacchione, giornalista. Il suo lavoro di cronista giudiziaria e le inchieste sul clan dei Casalesi le sono costate minacce a causa delle quali è costretta a vivere sotto scorta. È stata senatrice della Repubblica e componente della Commissione parlamentare antimafia.
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