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Sedicenne arrestato davanti scuola: nelle mutande aveva la droga da spacciare

Un sedicenne di Marcianise arrestato mentre spacciava hashish fuori scuola. Il giovane aveva nelle mutande quasi venti bastoncini di droga. Già figlio di un noto affiliato al clan Belforte deceduto da tempo, è stato scoperto in flagranza di reato e colpito da una misura cautelare di permanenza in casa.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio.
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Sorpreso a soli sedici anni mentre spaccia hashish davanti scuola. Poco più che un ragazzino ma già venditore di droga quello arrestato dagli agenti di polizia di stato di Marcianise, nel Casertano. Tra l'altro, il giovane è risultato essere un nome "conosciuto" alle forze dell'ordine in quanto figlio di un noto affiliato al clan camorristico dei Belforte, attivo proprio nel territorio casertano, e deceduto già da diverso tempo. Il giovane G.S. è stato sorpreso in flagranza di reato, e dunque arrestato dalle forze dell'ordine: per lui non si sono aperte le porte della comunità, ma si è optato invece per la misura cautelare della "permanenza in casa", con il giovane che dunque è stato riportato nell'abitazione di famiglia.

Il tutto è avvenuto nel pomeriggio di mercoledì 25 settembre, quando gli agenti di polizia hanno notato due giovani seduti su una panchina, con uno dei due che passava furtivamente qualcosa all'altro. Insospettitisi da questi movimenti, gli agenti sono intervenuti e li hanno perquisiti: uno dei due, di diciotto anni, aveva appena preso con un sé una dose di hashish di circa un grammo, appena vendutagli dall'altro, di soli sedici anni. Quest'ultimo, perquisito, aveva nascosto nelle proprie mutande ben diciassette bastoncini di hashish dal peso di 28 grammi, oltre ai cinque euro appena incassati dalla vendita della dose al diciottenne. E così per lui sono scattate le manette: portato al Centro di Prima Accoglienza per Minore di Napoli ai Colli Aminei, nella mattinata di oggi il giudice delle indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni ha deciso di assegnargli la "permanenza in casa" invece che collocarlo in comunità, come richiesto dal pm di turno visto che per il giovane, infatti, oltre ai gravi indizi di colpevolezza, c'era anche un concreto pericolo di recidiva.

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