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Senzatetto morto di freddo in Galleria Umberto a Napoli. Assistenza tagliata causa Coronavirus

Notte di gelo e solitudine a Napoli, senza fissa dimora trovato morto in galleria Cadavere ritrovato da soldati che stavano per iniziare servizio. È grande in questi giorni la difficoltà dei servizi sociali e del volontariato nell’assistere i clochard viste le numerose restrizioni e la paura del contagio da Coronavirus.
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Solitudine, abbandono. Distanza sociale significa anche questo: difficoltà nell'aiutare chi è più solo. E nei giorni drammatici della serrata totale causa rischio contagio da Coronavirus nessuno pensa a chi un tetto non ce l'ha e restare a casa non può. Ieri notte temperature rigide a Napoli, tra i 2 e i 6 gradi. E stamane in Galleria Umberto I, nel cuore di Napoli, è stato trovato morto un clochard che solitamente riparava nella struttura monumentale. Il corpo privo di vita è stato scoperto stamani dai militari dell'Esercito mentre si recavano al lavoro a Palazzo Salerno.

Il senza fissa dimora, si apprende dall'Esercito, era riverso a terra e non dava segni di vita; i militari hanno chiamato il 118 che ne ha constatato il decesso. Questa notte Napoli è stata colpita da un'ondata di freddo intenso con temperature vicine allo zero. Nella Galleria, deserta, sono intervenuti anche i carabinieri che hanno eseguiti gli accertamenti e una pattuglia dell'Esercito impiegata nell'operazione "Strade Sicure" che ha chiuso l'accesso per evitare assembramenti di curiosi.

A Napoli i senza fissa dimora, secondo i dati Istat, sono circa 1.700.  In questa fase assisterli è drammatico: sono chiuse le principali mense, sono off-limit i centri diurni per ordine della Regione Campania. Perfino i volontari che consegnavano i pasti non possono farlo per il rischio di violare l'ordinanza. In un servizio di Fanpage.it un volontario  della cooperativa "La Locomotiva" aveva fatto un quadro spietato:

Ci si è dimenticati dei senza fissa dimora, per loro rispettare lo slogan #iorestoacasa è tecnicamente impossibile. Si tratta di 1700 persone che non hanno più le mense, i centri diurni e nemmeno un bar dove potevano chiedere di andare in bagno. Anche i volontari che distribuivano i pasti sono fermi. È necessario prevedere un posto in cui possano stare, si tratta di persone esposte al contagio e che a loro volta possono rischiare di contagiare la comunità.

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