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Covid 19

Spuntano le pubblicità degli avvocati: “Coronavirus, fate causa per il risarcimento”

In piena emergenza sanitaria da pandemia sul web già spuntano le prime proposte di presunti uffici legali che annunciano cause per infezioni ospedaliere da Coronavirus. Il presidente dell’Ordine forense avverte: “Tali condotte e tali improvvide campagne pubblicitarie sono del tutto inappropriate”
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“Qui bisogna partire in quarta, non è che c’è un terremoto al giorno. Io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto”. Aprile 2009, per la precisione il giorno 6, di buon mattino. In Abruzzo la terra trema ancora e già due imprenditori contano i denari che guadagneranno con la ricostruzione. Ridono. “Le infezioni ospedaliere rientrano tra le complicanze più frequenti in ambito sanitario. Chi ne è vittima potrebbe aver diritto a un risarcimento #coronavirus”. Marzo 2020, precisamente il giorno 22. In Italia il bollettino sui colpiti dal Covid 19 già segna 59138 contagiati, di cui 7024 guariti e 5476 morti. Un bilancio drammatico che diventa per alcuni – la società “Risarcimento e consulenza” che pubblica l’annuncio su Facebook ma anche avvocati rodati nel settore di dubbi risarcimenti assicurativi – l’occasione per acchiappare qualche cliente.

Se ne accorge per primo un avvocato napoletano, Salvatore Del Giudice, che il giorno successivo segnava la questione – l’annuncio sui social, oggetto di decine di commenti negativi e la stessa offerta fatta porta-a-porta da colleghi non nuovi a pratiche spregiudicate – al Consiglio forense. Che ha preso le distanze e avviato un’istruttoria interna per identificare i responsabili della malpractice e deferirli al consiglio di disciplina.

La delibera è datata 29 marzo e firmata dal presidente dell'Ordine degli avvocati di Napoli, Antonio Tafuri e dal segretario Giuseppe Napolitano. “In questi giorni – è scritto nella nota – si sono registrati isolati e sparuti casi di sedicenti “studi legali” che hanno pubblicizzato, anche in modo massiccio ed evidente, la propria offerta di prestazioni, il più delle volte addirittura gratuite fino al conseguimento del risultato risarcitorio, in favore di coloro i quali si possono ritenere vittime di asserite disfunzioni del sistema sanitario o di medici nelle varie fasi dell’assistenza epidemiologica”. Ma, avverte Tafuri, ferma la valutazione dei singoli casi, “tali condotte e tali improvvide campagne pubblicitarie sono del tutto inappropriate e denigratorie della serietà, della correttezza e dello spirito solidale e umanitario che storicamente connotano la classe forense". Quindi, l’annuncio dell’istruttoria e delle sanzioni.

Intanto dalla pagina Facebook di “Risarcimento e consulenza” il post incriminato è stato rimosso. Al suo posto, una nota dei gestori del profilo, precedente al deliberato degli avvocati napoletani. "Apprendiamo con stupore e vivo rammarico le accuse a noi rivolte da alcuni medici di speculare in questo delicatissimo momento storico.

Pertanto, ci teniamo a chiarire quanto segue: la mission aziendale della società A.P. Risarcimento e Consulenza è fornire assistenza e consulenza per il riconoscimento di prestazioni assistenziali, previdenziali, assicurative”. E poi: “La nostra società da mesi ha intrapreso una campagna contro le infezioni nosocomiali, per mezzo della quale proponiamo la nostra consulenza volta alla tutela dei diritti dei pazienti che, all’esito di accertamenti medico-legali, abbiano i requisiti per avanzare eventuali richieste risarcitorie contro le strutture sanitarie. L’emergenza di questi giorni ha mostrato la fragilità delle nostre strutture sanitarie, che non forniscono ai propri dipendenti (medici, infermieri, OSS etc.) i necessari DPI”. Infine la pezza, forse peggiore del buco: “Per questo, anche a fronte delle vittime che ha visto coinvolto l’intero comparto del personale sanitario, tra cui anche persone a noi vicine, abbiamo proposto la nostra attività di consulenza, per il tramite dei nostri fiduciari legali e medico-legali, come sempre gratuita, a servizio della comunità sanitaria”. Nota seguita da decine di commenti negativi: il chiarimento, scrivono, non spiega e non giustifica l’hastag #coronavirus. E giù insulti.

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