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Strage bus Avellino, i parenti delle vittime minacciano il giudice dopo la sentenza

Momenti di tensione in aula dopo la lettura della sentenza di primo grado sulla strage del bus di Avellino, che ha visto l’assoluzione dell’ad di Autostrade per l’Italia: i parenti delle 40 vittime presenti in aula al momento del verdetto hanno gridato non solo contro l’imputato, ma anche contro il giudice, minacciandolo: “Ti aspettiamo fuori”.
A cura di Valerio Papadia
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AVELLINO – C'è tanta rabbia e amarezza per una sentenza giudicata, da parte dei parenti della 40 vittime, ingiusta. Momenti di tensione nell'aula del Tribunale di Avellino, dove questa mattina il giudice monocratico Luigi Buono ha pronunciato la sentenza di primo grado per la cosiddetta strage del bus di Avellino, quanto il 28 luglio del 2013 un pullman turistico precipitò dal viadotto Albalonga dell'Autostrada A16, a Monteforte Irpino, causando la morte di 40 persone. L'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, è stato assolto, nonostante la richiesta del pm fosse stata di 10 anni di reclusione. I parenti delle vittime, subito dopo la lettura della sentenza, hanno urlato all'indirizzo degli imputati e del giudice: "Assassino, venduti". Minacce nei confronti del magistrato: "Ti aspettiamo fuori".

La sentenza ha visto l'assoluzione, oltre a quella di Castellucci, di altri 7 indagati: Vittorio Saulino, dipendente della Motorizzazione Civile, Michele Maietta, dirigente tronco Autostrade, Massimo Fornaci, Marco Perna e Antonio Sorrentino, dirigenti o ex dirigenti di Autostrade. Condannato a 12 anni, invece, Gennaro Lametta, titolare della ditta proprietaria del bus e Antonietta Ceriola, dipendente della Motorizzazione Civile di Napoli (8 anni), Paolo Berti, dirigente all'epoca del tronco Autostrade in cui avvenne l'incidente (5 anni e sei mesi). Condannati anche altri dirigenti e tecnici di Autostrade per l'Italia.

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