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Strage bus Avellino, società Autostrade condannata a risarcire i parenti delle vittime

Strage del viadotto dell’Acqualonga, il giudice Pasquale Russolillo ha condannato la società Autostrade ed il proprietario del bus stesso al risarcimento parziale per alcuni parenti delle vittime, nonché per alcuni automobilisti che furono travolti dal bus stesso prima di precipitare. La sentenza, in sede civile, arriva a pochi giorni dalla commemorazione delle vittime: il 28 luglio saranno infatti 5 anni dalla strage di Monteforte Irpino.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Un'immagine del terribile incidente sul viadotto Acqualonga dell'A16
Un'immagine del terribile incidente sul viadotto Acqualonga dell'A16

Svolta nel processo civile per la strage dell'Acqualonga di Monteforte Irpino, nell'Avellinese, dove nel luglio 2013 un autobus precipitò dal viadotto causando la morte di quaranta persone. Il giudice Pasquale Russolillo ha condannato la società Autostrade ed il proprietario del bus stesso al risarcimento parziale per alcuni parenti delle vittime. Secondo il giudice, infatti, sia la società Autostrade sia Gennaro Lametta, proprietario dell'autobus, avrebbero concorso per il 50% nelle cause dell'incidente. Entrambi dovranno pagare circa 900mila euro a titolo di risarcimento non solo ad alcuni parenti delle vittime, ma anche ai proprietari di altre vetture che in quel momento si trovavano sul tratto autostradale dove avvenne la tragedia, e che vennero travolti dal bus ormai fuori controllo e che poco dopo sarebbe precipitato dal viadotto.

Una sentenza quest'ultima, in sede civile, che arriva a pochi giorni dalla commemorazione delle vittime, prevista per domenica 28 luglio nella chiesa di Monteforte Irpino, a cinque anni esatti dalla tragedia, quando l'autobus, di ritorno da Pietrelcina e con a bordo 47 passeggeri più l'autista, precipitò dal viadotto dell'Acqualonga lungo l'autostrada A-16 tra i caselli di Avellino Ovest e Baiano, in direzione Napoli. Quaranta le vittime sulle 48 persone che erano a bordo, che ne hanno fatto il più grave incidente stradale della storia d'Italia. Sentenza civile che potrebbe avere ripercussioni anche su quella penale.

Lo scorso 11 gennaio, il giudice monocratico del Tribunale irpino Luigi Buono aveva emesso una sentenza (che fece molto discutere) nei confronti dei 14 imputati nel processo per quella strage, ed in particolare era stata fortemente criticata l'assoluzione di sei persone, ovvero dell'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci e dei dirigenti Riccardo Mollo, Giulio Massimo Fornaci, Antonio Sorrentino, Michele Maietta e Marco Perna. Proprio contro la sentenza, il procuratore capo di Avellino Rosario Cantelmo affiancato dal sostituto procuratore Cecilia Annecchini annunciò il ricorso in Appello. Furono invece sei le persone che furono condannate nella sentenza dello scorso 11 gennaio: in primis Gennaro Lametta, titolare dell'azienda che gestiva l'autobus, al quale furono inflitti 12 anni ed Antonietta Ceriola, dipendente della Motorizzazione Civile di Napoli, condannata ad otto anni. Sei gli anni di reclusione inflitti a Gianluca De Franceschi e Nicola Spadavecchia, dirigenti di Autostrade per l'Italia, mentre Paolo Berti e Gianni Marrone (rispettivamente direttore di tronco di Autostrade e dipendente della concessionaria) erano stati condannati a 5 anni e 6 mesi. Cinque gli anni invece comminati a Michele Renzi e Bruno Gerardi, dipendenti di Aspi.

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