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Terra dei Fuochi, i fratelli Pellini tornano in carcere. Il ministro Costa: “Confisca dei beni”

Ritornano in carcere i fratelli Cuono, Salvatore e Giovanni Pellini, condannati a 7 anni di reclusione per aver inquinato con smaltimenti illeciti Qualiano, Acerra e Bacoli; erano stati scarcerati nel 2018 per via dell’indulto, che aveva ridotto la pena portandola sotto la soglia dei 4 anni, ma il Tribunale di Sorveglianza ha sancito la nuova incarcerazione.
A cura di Nico Falco
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Sono tornati in carcere i fratelli Pellini, imprenditori condannati in via definitiva per disastro ambientale aggravato nei territori di Acerra, Qualiano e Bacoli, per avere smaltito illecitamente rifiuti tossici. Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, originari di Acerra e l'ultimo ex sottoufficiale del Nucleo Informativo dei carabinieri, erano stati condannati a 7 anni di reclusione; nel marzo 2018, dieci mesi dopo l'ingresso in carcere, i tre fratelli avevano usufruito dell'indulto che, riducendo la pena e portandola al di sotto dei 4 anni, aveva comportato la scarcerazione, disposta dalla Procura Generale presso la Corte di Appello.

Il ritorno in carcere è stato deciso dal Tribunale di Sorveglianza, che doveva valutare la richiesta di una pena alternativa avanzata dagli avvocati dei tre imprenditori. Durante il procedimento che li ha riportati poi in prigione è stato dimostrato che i Pellini sono ancora coinvolti nel business dei rifiuti e che non hanno provveduto a bonificare i territori da loro inquinati. Dovranno scontare ancora due anni e un mese.

"Il ritorno in carcere di questi criminali – dice il ministro dell'Ambiente Sergio Costa – pone fine ad una vera umiliazione inflitta ai cittadini onesti e a coloro che ogni giorno si battono per la difesa del territorio. Ringrazio quindi Alessandro Cannavacciuolo, tra i portavoce del movimento in difesa della Terra dei Fuochi, così come tutti gli altri numerosi esponenti dei movimenti ambientalisti del territorio, che hanno continuato a manifestare instancabilmente".

Nei confronti dei tre fratelli acerrani i giudici di primo grado avevano già deciso per la confisca dei beni, un tesoro da 222 milioni; su quella sentenza attende la decisione definitiva della magistratura. "Ora – aggiunge il generale – è importate procedere in via definitiva anche con la confisca dei beni, affinché non venga data la possibilità a chi per anni ha fatto affari a danno dell'ambiente, di poter vivere nell'agio con le ricchezze guadagnate".

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