Tiziana Cantone, non c’è più traccia dei messaggi Whatsapp: spariti per sempre
Sono emersi nuovi sviluppi sul caso di Tiziana Cantone, la ragazza morta suicida a 31 anni, a Mugnano (Napoli) perché non riusciva più a sopportare la gogna alla quale era esposta da oltre un anno, in seguito alla diffusione in rete di alcuni video hard che la vedevano protagonista. La ragazza, nel 2015, denunciò quattro persone, ritenute responsabili della diffusione dei video sul web. Ora, l'avvocato che difende uno dei quattro, ha richiesto alla società di messaggistica istantanea Whatsapp di poter accedere alle conversazioni scambiate tra il suo assistito e la ragazza, per dimostrare che non è stato ricevuto alcun file video, ma solo foto.
L'azienda di messaggistica, che si avvale del sistema di crittografia end-to-end per garantire assoluta privacy ai suoi utenti (il sistema crittografico rende visibili messaggi e file solo agli interlocutori interessati, bypassando anche l'azienda stessa) ha risposto che tutti i file vengono cancellati automaticamente, promettendo però di cercare di risalire ai contatti tra i due.
Processo diffamazione: rinuncia al risarcimento delle spese legali
La ragazza, che aveva denunciato anche alcune società internet, che avevano permesso la diffusione dei video in rete, affinché li rimuovessero, era stata condannata al pagamento delle spese processuali. Ora si apprende che le società citate hanno rinunciato a ottenere il risarcimento.
A darne la notizia è stato il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, ospite del programma radiofonico "La Radiata", durante il quale è intervenuto l'assessore regionale alle Pari Opportunità Chiara Marciani, fonte diretta della notizia. "Alcune delle società che dovrebbero essere risarcite dalla famiglia di Tiziana per le spese legate al processo che la donna aveva avviato per ottenere la rimozione del video di cui era protagonista hanno deciso di rinunciare a quei soldi" ha dichiarato Borrelli, proseguendo "È importante che tutti facciano la propria parte per evitare altre storie come quella che ha portato alla morte di una donna di trentun'anni stanca della gogna mediatica creatasi".