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Truffe agli anziani, per la banda era un lavoro: trasferte pagate e settimana corta

I carabinieri hanno eseguito 11 misure cautelari contro una banda di truffatori dedita ai raggiri alle anziane del Nord Italia. I truffatori partivano da Napoli ed erano gestiti come dipendenti, l’organizzazione pagava loro le spese per il viaggio e riconosceva una provvigione. Accertati 50 casi in numerose città. Il gruppo truffava anche i Compro Oro con lingotti falsi.
A cura di Nico Falco
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Le truffe agli anziani erano gestite come un'azienda, con tanto di capi severi che non accettavano deroghe e ritardi, e con orari di lavoro fissi: sabato e domenica erano di festa. La centrale era a Napoli, da lì partivano le telefonate e venivano organizzati i sopralluoghi, ma i colpi venivano effettuati nel nord Italia. I carabinieri ne hanno ricostruiti 50, tutti con le stesse modalità: la vittima veniva agganciata con la scusa del falso incidente stradale, raggirata e convinta a sganciare il denaro al finto avvocato. Ma il gruppo si occupava anche di frodi di altro genere: spacciavano pepite d'oro false.

L'operazione contro i truffatori, 12 provvedimenti cautelari

Dalla mattina di oggi, 24 giugno, 100 carabinieri dei Comandi Provinciali di Siena, Napoli, Milano, Brescia, Rimini e Pistoia hanno eseguito a Napoli e a Milano 11 dei 12 provvedimenti cautelari emessi dal gip di Siena per accuse che vanno dall'associazione per delinquere, all'estorsione, alla truffa aggravata, al favoreggiamento personale o reale e alla ricettazione. Sono state effettuate perquisizioni ad altri indagati anche a Brescia, Rimini e Pistoia. Le indagini sono nate dopo una serie di truffe agli anziani perpetrate a Siena nell'estate 2018. Gli inquirenti hanno analizzato alcune schede utilizzate dai truffatori, che venivano usate per una singola truffa ed erano intestate a cittadini pakistani.

Sono stati ricostruiti 50 episodi, avvenuti tra Siena, Perugia, Milano, Treviso, Gallarate, Domodossola, Bologna, Perugia, Torino, Treviso, Padova, Milano, Napoli, Tivoli (Roma) e Lugo di Romagna (Ravenna), con cui i criminali hanno messo le mani complessivamente su circa 200mila euro tra contanti e gioielli. In 8 casi le forze dell'ordine, su indicazione dei carabinieri di Siena che stavano curando le indagini, sono riusciti a bloccare i truffatori in flagranza o in semi flagranza.

Come funziona la truffa agli anziani

La "centrale chiamante" si trovava a Napoli. Gli organizzatori individuavano il luogo dove compiere le truffe e inviavano i complici, appositamente arruolati, per i giri di perlustrazione di una mattinata o un pomeriggio alla ricerca di anziani da ingannare, preferibilmente donne che vivevano da sole. Con le schede telefoniche intestate ad altre persone chiamavano la potenziale vittima e si spacciavano per un fantomatico avvocato o per carabinieri; spiegavano all'anziana che il figlio o un parente aveva causato un incidente stradale, a volte mortale, e che c'era da pagare un primo risarcimento per evitare il carcere. Se la vittima era titubante, consigliavano di contattare il 112 per avere la conferma; in questi casi fingevano di riattaccare in modo che la donna, convinta di telefonare ai carabinieri, fosse ancora in collegamento col truffatore e da lui avesse la "conferma". Quando la vittima acconsentiva veniva inviato il "trasfertista", che si fingeva l'avvocato incaricato di ritirare il denaro.

I truffatori in trasferta gestiti come dipendenti

Gli organizzatori pensavano anche al costo sostenuto dai "dipendenti" per le trasferte, quando dovevano spostarsi verso il luogo dove commettere la truffa: pagavano loro il viaggio di andata e ritorno da Napoli col treno e anche il taxi dalla stazione all'abitazione della vittima. Una volta raggirata la vittima, il truffatore tornava a Napoli oppure si spostava a Milano, dove la banda aveva dei contatti con dei ricettatori per piazzare i gioielli. La "provvigione" veniva stabilita in base alla difficoltà, alla distanza e ai rischi corsi durante il raggiro. I capi erano molto severi: in caso di contestazioni o errori arrivava subito il "licenziamento". Però si lavorava con la settimana corta: sabato e domenica erano di festa.

Pepite e lingotti d'oro falsi ai "Compro Oro"

La banda non si dedicava solo a raggirare le anziane del Centro e del Nord Italia, ma aveva anche introiti da truffe ad esercizi commerciali, in particolare ai "Compro Oro". Per la valutazione e la contrattazione mostravano pepite e lingotti d'oro veri ma, una volta concordato il prezzo, consegnavano partite di oggetti che erano soltanto rivestiti d'oro e che erano fatti in realtà di ferro o acciaio. Truffe di questo tipo sono state effettuate non solo in Italia, ma anche in Marocco e Tunisia.

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