«Da grande voglio fare il posto fisso» diceva, interrogato, il bambino in uno degli ultimi film di Checco Zalone. Trecentomila domande per il concorso-lotteria della Regione Campania: ci sono poco più di duemila posti disponibili ma sembra manna caduta dal cielo in una delle regioni con più alto tasso di disoccupazione in ogni fascia d'età, in ogni segmento di istruzione, in ogni ambito lavorativo. Dai diplomati in chimica ai laureati in lettere antiche, dai filosofi ai geometri: si ritroveranno tutti, agli inizi di settembre 2019 per la grande lotteria concorsuale voluta da Vincenzo De Luca. Non si vedevano concorsi del genere in Campania da decenni.
E quindi? Dove si è nascosta questa autoimprenditorialità, dove sono le onnipresenti start-up, gli aspiranti Steve Jobs e Bill Gates, dove si sono ficcati i pirati della Silicon Valley vesuviana? Sono tutti in coda per un posto di funzionario ispettivo categoria C o di dirigente categoria D? Niente più sogni da capitani di Pmi, niente più green economy, andiamo tutti a timbrare allegramente a Palazzo Santa Lucia o al Centro Direzionale o a Palazzo San Giacomo e alle ore 13.30 tutti fuori, col buono pasto in bocca, alla ricerca della miglior tavola calda partenopea: primo piatto, acqua e caffè 7 euro aspettando le ferie, natale, la tredicesima. Ma sì e non biasimiamo questi ragazzi che ci provano: quello che un tempo chiamavamo il "popolo delle partite iva" e che in realtà è il nuovo Quarto Stato di straccioni alle prese con fatture troppo basse e tasse troppo alte possono, devono provarci. Qualcuno di loro forse alla fine entrerà davvero nella mitica Pubblica amministrazione regionale, seduto dietro una scrivania comunale o di un ente dall'acronimo difficile finanche da ricordare. E forse, riuscirà addirittura a far meglio dei suoi predecessori.