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Un rinviato a giudizio dietro il progetto-trasparenza per la Terra dei fuochi

Caldoro lancia il QR Code come strumento per la trasparenza dei prodotti agricoli, ma dietro al progetto c’e’ un rinviato a giudizio per reati ambientali nel processo Chernobyl. L’investimento i 17 milioni di euro vede coinvolte la società della regione Sviluppo Campania e l’Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno.
A cura di Antonio Musella
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In Campania negli ultimi anni il settore agricolo ha subito una crisi fortissima. Tra intere piantagioni incolte e la crisi del prezzo all'ingrosso abbassatosi notevolmente, le aziende agricole campane sono in ginocchio. Secondo la Regione Campania le cause di questa crisi sono da ricercare nel fenomeno della terra dei fuochi. Come si legge nel "Piano di fattibilità per la Terra dei Fuochi" prodotto dalla Regione Campania, l'attenzione sul fenomeno della terra dei fuochi avrebbe prodotto un demarketing dei prodotti agricoli campani, ovvero una pubblicità negativa che ha disincentivato l'acquisto di cibi provenienti dalle province di Napoli e Caserta.

Caldoro lancia il QR Code

Per proteggere i prodotti agricoli campani, la giunta guidata da Stefano Caldoro ha lanciato il QR Code. Un progetto che prevede un investimento di 17 milioni di euro da parte dell'ente di Santa Lucia, destinati alla società Sviluppo Campania Spa di proprietà proprio della Regione Campania. Il progetto prevede la concessione di un voucher di 2.500 euro per le aziende campane da poter spendere presso l'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno, un ente pubblico, che effettuerà le analisi sui prodotti ed in caso di risultato positivo conferirà la certificazione di qualità. Questa certificazione si concretizzerà con l'apposizione del QR Code sulle confezioni dei prodotti agricoli certificati. Il QR code è un codice a barre leggibile anche attraverso gli smartphone che indica la provenienza dei prodotti. Un investimento presentato come la soluzione per garantire la trasparenza sui prodotti agricoli campani dal governatore Caldoro.  "Ce l'abbiamo solo noi" ha sottolineato il governatore durante la conferenza stampa di presentazione del progetto QR Code. Da alcune settimane è stato pubblicato sul sito della società Sviluppo Campania, il bando per il QR Code rivolto alle aziende agricole campane. Il voucher concesso alle aziende sarà spendibile esclusivamente presso l'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno, con sede a Portici ed attualmente diretto dal commissario straordinario Dott. Antonio Limone, che beneficerà dunque dei fondi stanziati dalla Regione Campania.

Dietro al progetto un rinviato a giudizio nel processo "Chernobyl"

Tra i principali ideatori del progetto QR Code c'è il Dottor Rino Cerino, un giovane medico veterinario, presidente dell'associazione Giovet e fino a poco tempo fa collaboratore proprio dell'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno come ammette il commissario Limone ai microfoni di Fanpage. Anzi. Per il Dott. Limone che guida l'Istituto Rino Cerino è tra gli ideatori del progetto e tra quelli che si sono maggiormente spesi per la sua realizzazione. Cerino infatti, come documentato da Fanpage, ha partecipato a numerose conferenze ed incontri pubblici per conto dell'Istituto Zooprofilattico per il Mezzogiorno, relativi proprio alla promozione del QR Code. Ad incentivare l'uso del QR Code anche il sito compriamocampano.it, che recentemente ha lanciato una campagna pubblicitaria a sostegno degli agricoltori campani con immagini di contadini nudi. Il presidente di Sviluppo Campania, il professor Giuseppe Zollo, ha ammesso che il sito è gestito da Sviluppo Campania Spa. Come riscontrato da Fanpage il portale è registrato a nome di Rino Cerino, che quindi oltre a collaborare con l'Istituto Zooprofilattico ha interagito anche con la società di proprietà della Regione, Sviluppo Campania Spa. Un ruolo di primo piano dunque quello del dottor Cerino. Il quale alcuni fa fu coinvolto nell'operazione Chernobyl, una inchiesta della Procura di Santa Maria Capua a Vetere, coordinata dal pm Donato Ceglie che portò alla scoperta una rete di imprenditori che sversava nelle campagne del salernitano e del beneventano compost contenente prodotti inquinanti. Secondo i magistrati i 38 imputati avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro. 

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Cerino è stato rinviato a giudizio, insieme agli altri imputati, dal Tribunale di Salerno dove in questi giorni si è tenuta la prima udienza del processo.

Il Ministero dell'Ambiente parte civile al processo

Contattato da Fanpage Rino Cerino si difende. "Sono sempre stato a disposizione dei magistrati ed attendo giustizia da ben otto anni". Il veterinario si difende dichiarandosi estraneo ai fatti contestati, "le analisi del Tribunale risultarono negative" dichiara ai nostri microfoni, "sto aspettando da otto anni che venga fatta giustizia". Il dottor Cerino attacca poi il pm Donato Ceglie. "Il magistrato intratteneva rapporti sessuali con la moglie del titolare dello stabilimento che è stato imputato nel processo" sottolinea Cerino "ed io sono ancora qui ad attendere che venga fatta giustizia". Il magistrato è stato rinviato a giudizio per aver intrattenuto rapporti sessuali con la moglie di uno degli indagati in cambio di benefici. Insomma Cerino dice di essere innocente e vittima di una giustizia lenta. Intanto il processo che lo riguarda sta muovendo i primi passi nelle aule del Tribunale di Salerno. L'8 aprile si è tenuta la prima udienza. Tutto rinviato al 12 giugno per un difetto di notifica, ma un fatto rilevante si è registrato con la costituzione di parte civile del Ministero dell'Ambiente.

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