Capita spesso che lo show televisivo si confonda con la realtà; capita coi reality di poche puntate, figuriamoci con la soap opera più longeva della storia televisiva italiana, ovvero con Un Posto al Sole. Particolarmente esemplificativa del rapporto fra realtà e finzione è un messaggio di ‘rimprovero' pacato ma allo stesso tempo deciso, arrivato a Upas a mezzo social. In sostanza una signora, che si definisce "storica spettatrice" della soap opera, dalla prima puntata, spiega le sue perplessità: "Ho gradito – scrive la donna – le puntate in cui si mostrava il patrimonio artistico campano (Viola guida turistica); i problemi sociali affrintati, e complimenti perché il tutto presentato in "veste" di spettacolo. Meno graditi i ‘crimini non puniti'. Ora ponete un altro problema sociale: l'adozione. La maggioranza dei telespettatori della soap non sono i giovani e, spesso si tende ad identificare la realtà con la rappresentazione scenica: Non illudete. Anzi, attraverso lo spettacolo esponete i seri problemi che si presentano: primo fra tutti, chi è stato ammalato di cancro, anche se guarito non può adottare (il personaggio della soap è stata colpita dal cancro). Inoltre occorre il parere positivo dei genitori adottanti e che siano in perfetta salute….ed altr prassi. Fate che il vostro programma non illuda, ma scuota chi di dovere per ‘alleggerire' tale nobile scelta".

Il riferimento è alle ultime puntate (le anticipazioni di Un Posto al Sole riferiscono che se ne parlerà anche questa settimana) che hanno come protagonista la coppia costituita da Andrea e Arianna che iniziano a prendere sempre più in considerazione l’idea di adottare un bambino. Arianna Landi (interpretata da Samanta Piccinetti) è un personaggio presente da 10 anni nella soap. Determinata e caparbia, Arianna ha sconfitto per ben due volte il cancro.
La spettatrice di Upas chiede agli sceneggiatori di trattare in maniera più aderente alla realtà la delicatissima questione: una persona che è stata malata di cancro può adottare? La legge in realtà non lo vieta. L'Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici (AIMaC) spiega: "L’adozione è una scelta perseguibile anche per la donna che ha avuto un tumore. E benché ogni caso debba essere valutato singolarmente, in generale non vi sono impedimenti legittimi o etici, e anche in Italia vi sono donne, ma anche uomini, diventati genitori adottivi dopo una storia di cancro. Anche una persona malata o disabile può essere ritenuta idonea ad accogliere un bambino in famiglia; l’importante è che non vi sia un rischio concreto e attuale per la sopravvivenza dell'aspirante genitore (con i limiti per questo tipo di previsione) o della sua capacità di crescere e accudire il bambino".