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Uranio impoverito: morto militare che ricompose i resti delle vittime di Nassiriya

È morto a 43 anni Giuseppe Danise, il primo maresciallo dell’Aeronautica Militare italiana che ricompose i corpi dilaniati dei soldati rimasti vittime dell’attentato di Nassiriya nel 2003 per poterli restituire alla famiglie. Secondo i dati dell’Osservatorio Militare è la 321esima vittima dell’uranio impoverito.
A cura di Angela Marino
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È morto ieri sera a 43 anni Gianluca Danise, il primo maresciallo incursore dell'Aeronautica Militare dell'esercito italiano che aveva ricomposto i corpi dilaniati dei soldati rimasti vittime dell'attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003. Danise, che si era sacrificato lavorando a 40 gradi all'ombra per restituire i corpi alle famiglie, è morto in un ospedale a Verona. Veterano di tante missioni all'esteroè stato stroncato da un cancro. La sua morte, accusa Domenico Leggiero, dell'Osservatorio Militare, sarebbe stata causata dall'esposizione all'uranio impoverito, usato come amplificatore della potenza distruttiva nelle munizioni delle armi durante i conflitti. Il militare originario di Napoli, nelle sue ultime volontà ha chiesto di essere sepolto in divisa, avvolto nella bandiera italiana.

Il militare 43enne era originario di Napoli, lascia la moglie e la figlioletta di un anno. "Gianluca – racconta Leggiero – ha ricevuto una telefonata personale dal ministro della Difesa, Roberto Pinotti. Non ha mai smesso di credere nei valori di un soldato pur capendo che non sono gli stessi dei generali che avrebbero dovuto tutelarlo". Secondo le stime dell'Osservatorio, Danise è la 321esima vittima dell'uranio impoverito. Solo ieri la notizia della morte di  L.A. mareciallo dell'esercito italiano di Avellino stroncato da un cancro alla mascella a 48 anni. Anche il militare irpino era venuto in contatto con l'uranio impoverito durante la guerra in Kosovo.

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