Verità per la famiglia di Guglielmo Celestino, caduto nel vuoto in Aniello Falcone
Guglielmo Celestino aveva 19 anni, ne avrebbe compiuti 20 a fine febbraio. Il 7 febbraio era ad una festa di compleanno in un locale di via Aniello Falcone, il "Flame". Lo hanno trovato morto, in fondo al parapetto della strada panoramica che costeggia il Vomero, luogo che ospita decine di bar e baretti. La verità sulla morte di Guglielmo Celestino è affidata a telecamere di videosorveglianza, le cui registrazioni sono al vaglio degli inquirenti, ad una autopsia attesa per le prossime ore e ad una ricostruzione dei suoi movimenti: amici, famiglia, conoscenti, partecipanti alla festa.
Che cosa è successo negli attimi immediatamente precedenti il salto nel vuoto? Guglielmo era figlio di professionisti stimati, era da tutti conosciuto come un ragazzo tranquillo. Un ragazzo, appunto. Diciannove anni. E chi piazza la sua tragica fine esclusivamente nel contesto dei bar, delle «serate alcoliche» (a certi giornali piace definirle così) ai cocktail e all'età, probabilmente vede i ragazzi da «Ok boomer», ovvero soltanto da una finestra o sfogliando i gruppi su Facebook con malcelato stupore.
Buttare la croce sui baretti, sulla mancanza di regole e controlli o sulla "gioventù scapestrata" significa aver posato un pregiudizio grosso quanto un macigno sulla vita di una persona che non c'è più o della quale sappiamo poco o nulla, per ora. Questo ragazzo nato sotto il segno dei Pesci amava lo sport, stava crescendo e i suoi genitori hanno diritto ad una verità. Per farci i conti, per cercare giustizia, nel caso, o per gridare al maledetto destino. Di una cosa non c'è bisogno,in questa storia: di ipotizzare scenari senza che nulla sia chiaro.