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Vesuvio, il 18 marzo 1944 l’ultima eruzione del vulcano di Napoli

Il fenomeno eruttivo del Vesuvio ebbe inizio il 18 marzo del 1944 anni fa e durò quasi 10 giorni, fino al 29 marzo, seppellendo e devastando diversi comuni. 47 morti, 12 mila evacuati, gravissimi i danni ai Comuni di San Sebastiano, Massa, Nocera, Pagani e Terzigno. Fu l’ultimo pauroso risveglio del vulcano campano.
A cura di Angela Marino
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"Diciannove marzo: Oggi il Vesuvio ha eruttato. È stato lo spettacolo più maestoso e terribile che abbia mai visto. Ventidue marzo: Raggiunta San Sebastiano, sembrava incredibile che tutta quella gente potesse aver voluto vivere in tal posto". È la cronaca dell'ultima spaventosa eruzione del vulcano partenopeo registrata dall'allora direttore dell'Osservatorio Vesuviano Giuseppe Imbò. Quello del 18 marzo 1944, è considerato il più rilevante tra i recenti "risvegli" del gigante. Come si legge dai racconti dell'epoca nessuno si accorse delle prime avvisaglie dell'eruzione, nessuno volle forse darvi peso, dopo la semina di morte che erano stati i bombardamenti che avevano assillato e devastato la popolazione. I Napoletani erano in fase di ricostruzione dopo la liberazione dai Tedeschi e l'avvento degli Americani. C'era solo da ricominciare a mettere insieme le vite disintegrate dalla Seconda Guerra Mondiale e nessuno si aspettava che la minaccia questa volte arrivasse dal cuore della propria terra.

I primi giorni dei gennaio si era aperta una piccola lesione nel cratere del Vesuvio tanto che la lava aveva cominciato a fuoriuscire colando lungo i fianchi dell'imponente cratere. Passano diversi giorni, una decina, ma non succede niente. Il 18 marzo la colata lavica comincia la sua inarrestabile discesa verso i paesi vesuviani: prima Massa di Somma e San Sebastiano vengono divorati dalla lava. Non passano che poche ore e la terra inizia a tremare con ripetute e frequenti scosse sismiche. Il Vesuvio si è svegliato e comincia a sputare lingue di fiamme e di lava alte 2 chilometri, un spettacolo terrificante.

Se a nord la colata lavica pietrificava ogni fazzoletto di terra che incontrasse a sud arrivavano, trascinate dal vento, cenere lapilli e detriti. Tutta la zona tra  Angri, Scafati, Pagani e Nocera ne resta soffocata. Il 29 marzo è tutto finito. Napoli è stata risparmiata da quel devastante episodio eruttivo. Nell'hinterland tra i comuni di San Sebastiano, Massa, Nocera, Pagani e Terzigno, la popolazione piange 47 morti.

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