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Vigilante ucciso a Piscinola: news sulle indagini

Vigilante ucciso, il fratello di uno dei minori: “Conoscevo la vittima, parlavamo del Napoli”

Minorenni, incensurati, provenienti da famiglia estranee alla criminalità organizzata: questa l’identità dei tre giovani accusati del brutale omicidio di Franco della Corte.
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A cura di Redazione Napoli
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Erano usciti per un mangiare un cornetto e, trovato chiuso il bar, hanno cominciato a giocare con le mazze. Fino ad uccidere, nella notte tra il 2 e il 3 marzo, Franco della Corte, guardia giurata alla stazione della metropolitana di Piscinola, a Napoli. A contestualizzare l'omicidio nel quadro di un'uscita iniziata come tante, per un divertimento innocente, è Antonella Franzese, uno dei legali dei minorenni accusati di omicidio. È l'ennesimo dettaglio dal carattere "umano" di un omicidio brutale, perpetrato, secondo le accuse, da tra minorenni incensurati, provenienti da famiglie estranee alla criminalità organizzata. Madri, fratelli, zie, fidanzate hanno appreso dell'accusa di omicidio rivolta contro il proprio caro con sorpresa, talora con repulsione, come ha raccontato ai nostri microfoni uno dei fratelli dei minorenni accusati dell'omicidio.

Mia madre si vergogna tantissimo

"Siamo una famiglia che ha sempre lavorato", precisa il giovane uomo, evidenziando un contesto diverso – e riconosciuto dalla stessa Questura – di quello nel quale solitamente si inseriscono e crescono le baby gang. Poi, parlando di come la famiglia sta vivendo l'accusa di omicidio, riferisce che "mia madre si vergogna tantissimo, tant'è che scende raramente di casa". "Ho parlato con mia madre – seguita l'uomo – lei è molto arrabbiata e non vorrebbe vedere più mio fratello". Franco della Corte, la vittima del branco, non era nuovo della zona. Lo stesso intervistato riferisce di averlo conosciuto e di avergli parlato più volte. Quando era Napoli – poiché ora l'uomo si trova all'estero per poter trovare un lavoro – si ritrovava con gli amici in una piazza vicino alla stazione.

Conoscevo la vittima, parlavamo del Napoli

Il giovedì il vigilante, nel suo giro di controllo, passava anche di lì e "qualche volta si fermava a parlare dieci minuti con noi. Si fermava, parlavamo del Napoli, di come stava giocando". Poi il dispiacere, riconosciuto, rinnovato, comunicato. Le condoglianze alla famiglia della vittima, la richiesta di perdono. Esattamente come hanno fatto altri parenti dei minorenni, esprimendo dispiacere "per chi ha perso il padre, per chi ha perso il marito; le persone escono di casa per lavorare e non tornano più a casa".

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