Vomero, lascia il figlio a scuola un’ora in più, mamma denunciata per abbandono di minore
Un istituto scolastico che riduce di un'ora le lezioni perché non ha abbastanza personale, una mamma che per protesta passa a prendere il figlio di nove anni all'orario solito, il bambino che aspetta da solo sulle scale e, il giorno successivo, una denuncia per abbandono di minore. Sono gli ingredienti della storia che proviene dalla scuola Vanvitelli del Vomero, nella zona collinare di Napoli, raccontata dal Corriere del Mezzogiorno. La vicenda comincia giovedì scorso, quando la dirigente della scuola, Ida Francioni, pubblica un avviso: il tempo pieno è ridotto di sessanta minuti perché la struttura non ha bidelli e lavori socialmente utili a sufficienza: sono stati ridotti da 16 a 14 dall'ufficio scolastico regionale e dopo l'interruzione del servizio della ditta Manital la scuola deve fare a meno di altre 6 persone che si occupavano di vigilanza e pulizia. Invece di 40, le ore settimanali diventano quindi 35, dal 27 gennaio e fino al 28 febbraio, salvo ordine contrario; orario di uscita alle 15 invece che alle 16.
La mamma di uno dei piccoli alunni, architetto e funzionaria dell'Ato 2, il giorno successivo comunica alla preside che non andrà a prendere il figlio un'ora prima e lunedì scorso, come annunciato, si presenta all'orario di uscita solito. Il bambino è da solo, seduto su una scala nell'androne. Lei gli scatta una foto e la pubblica su Facebook, scatenando le reazioni degli altri utenti, tra parole di solidarietà e attacchi alla preside.
Ieri, martedì, ricostruisce il Corriere, la donna racconta la situazione a un ispettore dell'ufficio scolastico regionale, con cui ha avuto un appuntamento grazie a un assessore regionale che conosce. Nel pomeriggio, quando va a prendere il figlio, sempre all'orario di uscita solito, le 16, trova ad attenderla carabinieri e assistenti sociali: viene denunciata per abbandono di minore.
E la storia potrebbe non chiudersi qui. Se da un lato la mamma parla di battaglia per il diritto allo studio, la preside replica che, visto l'organico, non era possibile agire diversamente e che comunque il bambino è sempre stato sotto la sorveglianza di un adulto. E ora la cosa potrebbe proseguire in tribunale.