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L’imprenditore Alfredo Romeo arrestato per corruzione nell’inchiesta Consip

L’imprenditore napoletano Alfredo Romeo è stato arrestato nel 2017 per corruzione nel caso Consip. Indagati anche il generale dei carabinieri Tullio Del Sette, il ministro Luca Lotti, il padre dell’ex premier Tiziano Renzi e l’ex deputato campano Italo Bocchino. Per il ‘suo’ uomo negli appalti Consip, Alfredo Romeo, aveva coniato un neologismo: ‘il prototipatore’. Nel mese di luglio 2019 respinta la richiesta di archiviazione.
A cura di Redazione Napoli
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Alfredo Romeo capo dell'omonimo gruppo di gestione di patrimonio immobiliare e servizi è stato arrestato nel marzo 2017 con l'accusa di corruzione, nell'ambito dell'inchiesta sul caso Consip. La richiesta di custodia cautelare è stata emessa dal Tribunale di Roma ed è stata eseguita dai carabinieri del comando Tutela dell'Ambiente, del comando provinciale di Napoli e la Guardia di Finanza di Napoli. L'inchiesta, partita dalla Procura di Napoli e passata sotto la competenza dei giudici della Capitale, riguarda gli appalti della Consip, società controllata al cento per cento dal ministero dell'Economia, che si occupa di acquistare beni, forniture e servizi per le amministrazioni pubbliche.

Inchiesta Consip e Alfredo Romeo e gli indagati principali

L'inchiesta vede  iscritti al registro degli indagati, nel momento in cui è scritto questo articolo, per i reati di traffico di influenze illecite il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio del Sette, il comandante della Legione Toscana dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia e il padre dell'ex premier Tiziano Renzi. L'ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Renzi e ora ministro dello Sport Luca Lotti è indagato invece per rivelazione di segreto di ufficio e favoreggiamento.

Tutto parte dai rapporti tra Romeo e Marco Gasparri, già direttore Sourcing Servizi e Utility di Consip e ora destinato ad altro incarico, che secondo l'accusa «era retribuito più o meno con regolarità mensile» dall'imprenditore nato ad Aversa ma cresciuto a Napoli e con affari in tutt'Italia per una cifra complessiva pari a 100mila euro, oggetto di sequestro preventivo a carico dello stesso dirigente. Corruzione per asservimento della funzione è il reato che il gip Gaspare Sturzo, accogliendo l'impostazione del procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi, ha contestato nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere a Romeo in concorso con Gasparri, che, nella veste di pubblico ufficiale, girava secondo l'accusa all'imprenditore napoletano informazioni riservate, suggerimenti e risposte da dare ai fini dell'aggiudicazione delle gare, a cominciare da quella FM4 del valori di 2,7 miliardi di euro, suddivisa in 18 lotti (la cui aggiudicazione è ancora in corso).

Gasparri è stato solo denunciato a piede libero: per i magistrati romani mancano le esigenze cautelari tenuto conto che il dirigente Consip sull'episodio corruttivo ha reso a suo tempo ampia confessione. Tra le fonti di prova, ci sono anche alcune intercettazioni telefoniche e ambientali tra Romeo e Gasparri e una serie di documenti, a cominciare dalle agende in cui venivano appuntati gli incontri tra i due e indicate le promesse di denaro verso il dirigente Consip. Per il ‘suo' uomo in Consip, Alfredo Romeo, aveva coniato un neologismo: ‘il prototipatore'.

I ‘pizzini' di Romeo e il lavoro dei carabinieri tra i rifiuti

L'indagine è condotta dai pm della Dda, Henry John Woodcock e Celeste Carrano. Parte da magistrati dell'Antimafia perché c'è un presunto collegamento coi clan di alcuni dipendenti della ditta di pulizia, che fa capo al gruppo Romeo, che ottenne l'appalto per svolgere tale servizio all'ospedale Cardarelli di Napoli. Dagli accertamenti svolti dai magistrati emerse un presunto sistema di tangenti in riferimento sia all'appalto nell'ospedale Cardarelli che per altri lavori pubblici a Napoli. Gli sviluppi più importanti dell'indagine sono collegati alle intercettazioni telefoniche ed ambientali ed altre attività, come sequestri e perquisizioni.

A Roma, in particolare furono trovati in una discarica dei foglietti  sui quali secondo l'accusa Romeo avrebbe annotato importo e destinatari delle mazzette. Interessante il modo in cui furono recuperati: in una intercettazione ambientale i carabinieri intuirono che oltre alle parole dette c'erano anche dei foglietti che passavano da una persona all'altra e venivano poi gettati. Fu chiesto l'intervento del nucleo Ecologico (Noe) dei carabinieri, che recuperò tra i rifiuti i foglietti di carta distrutti e li ricostruì.

L'ex deputato Italo Bocchino e Carlo Russo, amico del papà di Renzi

L'ex parlamentare di An e del Pdl Italo Bocchino, consulente di Alfredo Romeo (alle relazioni istituzionali), e Carlo Russo, imprenditore farmaceutico di Scandicci, amico di Tiziano Renzi, padre dell'ex premier Matteo Renzi, sono indagati dalla procura di Roma per traffico di influenze nell'ambito dell'inchiesta su Consip. Le abitazioni di entrambi sono state perquisite dai carabinieri del Noe e dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Napoli. Per traffico di influenze è indagato lo stesso Tiziano Renzi.

Richiesta di archiviazione respinta nel luglio 2019

Nel mese di luglio 2019 il giudice per le indagini preliminari della Procura di Roma si è espresso contro  la richiesta di archiviazione per Alfredo Romeo. Stesso esito per altre 9 persone indagate, nei confronti dei quali i pubblici ministeri romani avevano chiesto di archiviare singoli capi di imputazione.

(articolo aggiornato ad agosto 2019)

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