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Accoltellato nel Club Partenopeo, tra gli indagati il figlio del boss Zazo

La Procura della Repubblica ha inviato gli avvisi di conclusione delle indagini per l’accoltellamento nel Club Partenopeo del settembre 2019 a tre giovanissimi; tra loro c’è Francesco Zazo, figlio di Salvatore, ritenuto dagli inquirenti a capo dell’omonimo clan attivo a Fuorigrotta, nella zona ovest di Napoli.
A cura di Nico Falco
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C'è anche Francesco Zazo, figlio di 19 anni del boss Salvatore Zazo, tra gli indagati per l'accoltellamento all'interno del Club Partenopeo di Coroglio, quando un giovane venne ferito all'addome e fu sottoposto a una operazione chirurgica d'urgenza. Successe, stando a quanto ricostruito, durante una rissa nata con un pretesto: la vittima avrebbe inavvertitamente spinto una ragazza sulla pista da ballo.

Era il 15 settembre scorso, a beccarsi una coltellata nella pancia un ragazzo di 20 anni, incensurato. L'incidente era avvenuto intorno alle 4.30. Dopo lo spintone erano intervenuti il fidanzato della ragazza e alcuni suoi amici, che si erano scontrati con la comitiva della vittima. E qualcuno aveva tirato fuori il coltello. Erano intervenuti i carabinieri della Compagnia Bagnoli, che avevano acquisito i nastri della videosorveglianza interna.

La Procura della Repubblica, come riporta il quotidiano Il Roma, ha recapitato nelle scorse ore l'avviso di conclusione delle indagini preliminari a tre giovanissimi, presunti responsabili del raid, tra cui il figlio del boss Zazo, ritenuto a capo dell'omonimo clan attivo nel quartiere di Fuorigrotta.

I rampolli del boss e le discoteche

Le discoteche come palcoscenico privato. Si scelgono quelle più in voga, quelle più frequentate. Come, appunto, il Club Partenopeo di Coroglio, che è tra i punti di riferimento del by night napoletano. Ed è lì, in mezzo ai coetanei, che va in scena tutta la recita. Cadenzata, studiata, atto dopo atto. Dall'inizio, quando i figli dei boss e i giovani del clan arrivano con le auto fiammanti e con gli stereo ad alto volume.

Poi, una volta dentro, al tavolo prenotato continuano ad arrivare le consumazioni. Le bottiglie più costose, a volte portate su vassoi con tanto di bengala perché tutti devono vederlo. E, nel caso qualcuno si distrasse, è capitato pure questo, c'è il disk jockey che tiene il conto al microfono.

Una sceneggiata del genere, dimostrazione di potenza economica, sarebbe stata anche alla base di un'altra rissa, ai baretti di Chiaia, nel novembre 2017: un gruppo di giovani del clan Formicola di San Giovanni a Teduccio avrebbe affrontato dei coetanei del clan Troncone della Loggetta proprio dopo una squarcioneria: 45 bottiglie di champagne ordinate al tavolo, 3mila euro in 10 minuti.

Per quel raid sono finiti in carcere giovani di entrambi i clan; tra loro, Giuseppe Troncone, figlio del boss Vitale: avrebbe impugnato la pistola e sparato tra la folla, ferendo gravemente un 19enne e di striscio un ragazzo e una ragazza; per lui il pubblico ministro della Dda ha chiesto 14 anni di carcere.

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