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Accusato di aver realizzato i bunker del boss Michele Zagaria, imprenditore assolto

Giuseppe Inquieto, accusato di aver favorito la latitanza di Michele Zagaria realizzando i suoi bunker e di aver gestito società riconducibili al boss, è stato assolto perchè “il fatto non sussiste”. Uno dei fratelli, Vincenzo ospitò il capo dei Casalesi durante la latitanza, mentre un altro, Nicola, è sotto processo con l’accusa di aver reinvestito i soldi del clan in Romania.
A cura di Nico Falco
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L'arresto di Michele Zagaria
L'arresto di Michele Zagaria

Assolto per non aver commesso il fatto. Si chiude così il processo a carico di Giuseppe Inquieto, ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia uno dei più stretti fiancheggiatori del boss dei Casalesi Michele Zagaria e accusato di associazione camorristica. La sentenza di assoluzione è stata emessa dal gup di Napoli Giuseppe Sepe. L'imprenditore, difeso dall'avvocato Nando Trasacco, era stato arrestato nell'aprile 2018 insieme al fratello Nicola nell'ambito di una indagine della Procura condotta dall'aggiunto Luigi Frunzio e dai sostituti Maurizio Giordano e Alessandro D'Alessio; il Riesame aveva poi annullato l'ordinanza di arresto. Giuseppe Inquieto aveva scelto di essere processato con rito abbreviato, per lui il pm Giordano aveva chiesto nella requisitoria la condanna a 6 anni e 8 mesi. Secondo l'accusa l'imprenditore avrebbe gestito alcune società riconducibili al boss e lo avrebbe aiutato durante la latitanza, da esperto fabbro, realizzando i bunker blindati dove si sarebbe nascosto Michele Zagaria prima dell'arresto, avvenuto il 7 dicembre 2011.

Anche i due fratelli dell'imprenditore assolto erano finiti nei guai per contatti con il clan dei Casalesi e con Michele Zagaria. Vincenzo Inquieto ospitò il boss nella sua abitazione di Casapesenna. Nicola Inquieto, invece, è sotto processo al Tribunale di Napoli Nord; costruttore, ha creato un impero immobiliare di svariate decine di milioni di euro a Pitesti, in Romania: secondo l'accusa i soldi arrivavano dagli affari illegali dei Casalesi, erano parte del tesoro del boss, reinvestiti in attività illecite nell'Est Europa.

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